Quasi due mesi sono passati dall’inizio dell’implosione di quello che veniva definito come: “l’esemplare modello neoliberista” cileno. Lo svegliarsi della parte sud del Paese è stato segnato da una violenza spropositata da parte dello Stato, quale non si vedeva dagli anni bui della dittatura di Pinochet.
Secondo le informazioni dell’Istituto Nazionale dei Diritti Umani (INDH, dati al 12 dicembre 2019) i feriti sono arrivati a 3.500, di cui 357 con perdita parziale o totale della vista, mentre le denunce per violenza sessuale e torture da parte della polizia sono arrivate quasi a 1.400.
Non sono molte le notizie che giungono in Italia dal Cile, ma quelle poche che arrivano tramite le reti sociali e ancora meno tramite la stampa fanno vedere una dura realtà. Per fortuna ci sono anche nuovi sviluppi, nuove iniziative. Cose nuove che stanno nascendo: proprio questo fine settimana ad esempio si è svolta un evento importante legato all’Assemblea Costituente.
#AsambleaConstituyente è l’hashtag più usato nelle reti sociali dal 18 ottobre, primo giorno delle mobilitazioni. Ed è proprio questo alla base delle richieste popolari del Cile: la creazione di una nuova Costituzione Politica, risultato di un’Assemblea Costituente più ampia possibile, che dia origine a un nuovo patto sociale nazionale e garantisca una società più democratica in cui libertà, uguaglianza, giustizia, solidarietà e le persone vengano messe al centro.
La pesante eredità ideologica di Pinochet è contenuta nell’attuale Costituzione del Cile. Scritta e promulgata nel 1980, in pieno regime dittatoriale, fu una proposta unidirezionale tendente a istallare e garantire politiche neo-liberiste e a consolidare nel Parlamento (messo in funzione solo 9 anni dopo) una rappresentanza politica senza che ci fosse un contrappeso alle forze conservatrici e di mantenimento delle condizioni sociali attuali, che ancora oggi impediscono cambiamenti sociali di fondo.
Dal ritorno alla democrazia formale (nel 1990) la Carta Costituzionale cilena ha avuto solo piccoli ritocchi, più di forma che di fondo. Nel 2016, con Michelle Bachelet al governo, l’elite sociale e politica concesse d’iniziare una discussione sulla necessità di cambiare la Costituzione, confronto che però non arrivò mai in Parlamento.
Dal 18 ottobre la situazione è cambiata drasticamente. Quello che fino a quel momento era stato un argomento “per iniziati” è stato preso in mano da organizzazioni sociali di base e in tutto il Cile hanno iniziato a germogliare istanze autoconvocate per informarsi e lavorare in un processo costituente esigendo partecipazione diretta e vincolante.
Cabildos: “People have the power”
I Cabildos rappresentano l’istanza popolare che ha fatto recuperare ai cileni e alle cilene la capacità di discutere dei problemi che fino a quel momento consideravano “personali”. Rendersi conto che la frustrazione, la precarietà economica degli anziani, il debito immenso da contrarre per curarsi nello sfortunato caso d’una malattia, la sempre più difficile scelta scolastica o semplicemente il minimo necessario per sopravvivere, tutto questo accomuna la stragrande maggioranza della popolazione, quella che certamente non appartiene al 0,001% (161 persone) in cui invece si concentra il 20% della ricchezza privata dell’intero Paese. (Fonte. Boston Consulting Group. 2017)
Non sono una nuova istituzione . i Cabildos furono portati in America Latina dai conquistatori spagnoli – e fu grazie ad essi che tre secoli dopo si forgiò l’indipendenza continentale. Oggi i Calbidos rappresentano uno spazio dove uomini e donne, giovani e vecchi si riuniscono e discutono, convinti che sono loro il potere costituente originario, da dove si deve elaborare e approvare la futura Costituzione “del Cile che tutti vogliamo”.
Il mondo politico in questo momento viene guardato con molta diffidenza dopo che il 18 novembre il Parlamento (a eccezione di Partito Comunista, Partito Umanista e Convergenza Sociale) ha firmato l’accordo “Per la Pace e la nuova Costituzione”, dove si stabilisce una commissione tecnica che deve segnare i percorsi… e da parte della destra i limiti. Da allora la fiducia popolare è ancora calata.
Unidad Social ad esempio è una delle pochissime istanze politiche che non sono state messe sotto giudizio. Il gruppo composto da circa 200 organizzazioni che – fino adesso sono state tenute sempre ai margini – rappresenta le problematiche del mondo del lavoro, pensionati, salute, educazione e cultura, casa, territori, acqua ed ecologia, donne, popoli originari, diritti umani, immigranti; fra l’altro, Unidad Social già prima dell’esplosione sociale in Cile aveva iniziato un nuovo percorso verso l’elaborazione di una nuova Costituzione.
Utilizzando la loro piattaforma, la metodologia che avevano sviluppato (disponibile online su www.unitdadsocial.cl e www.constituyente.cl) tramite la mappatura nazionale dei cabildos e le attività locali, Unidad Social sta raccogliendo quelle che sono le speranze di molti cileni e cilene.
Dal camping urbano di fronte al Palazzo di Giustizia a Santiago iniziato giorni fa, i portavoce hanno affermato: “Né i partiti politici, di governo e opposizione, né il Parlamento hanno compreso la grandezza della crisi sociale e non si fanno ancora carico delle richieste sociali avanzate”.
La Consulta con valore costituente
Gli unici attori politici istituzionali che hanno risposto con velocità all’implosione sociale del modello cileno sono stati i Comuni.
L’8 novembre scorso, i sindaci di diversi colori politici riuniti nella Asociacion Chilena de Municipalidades hanno iniziato il percorso di consultazione locale a cui partecipa il 70% dei 330 comuni del paese. Il processo elettorale è atteso come una prova generale del plebiscito nazionale che avverrà il prossimo 20 aprile 2020.
Fra l’11 e il 15 dicembre è stata appunto indetta la consulta comunale non vincolante, che si conclude con lo spoglio nella giornata di oggi e ha radunato l’opinione popolare su diversi temi sia nei contenuti, che nella forma. Attraverso tre cedole i cittadini operano la propria scelta nel modo di ripensare la nuova Costituzione (ovvero tramite una commissione mista di parlamentari e cittadini eletti o di soli cittadini eletti). Si vota anche per scegliere la proibizione di potersi candidare a cariche pubbliche per chi sia stato condannato per corruzione o riciclaggio di denaro e per designare in ordine d’importanza i 3 principali problemi sociali attuali scegliendo fra educazione, salute, innalzamento delle pensioni, attenzione all’ambiente, popoli originari, debito universitario, salari, servizi minimi fondamentali.
Questi in definitiva temi e le richieste che stanno alla base del movimento popolare di protesta iniziato il 18 ottobre, giorno 1 dell’implosione del decantato modello economico cileno.
Tutto questo processo di partecipazione popolare, di cui sicuramente sono un buon esempio le esperienze condotte da Unidad Social, dai Calbidos e da questa consulta non vincolante, sono sicuramente una gran bella novità in Cile; di certo il fatto che ragazzi e ragazze maggiori di 14 anni, quindi studenti liceali, abbiano avuto diritto al voto nella consulta conclusasi oggi è un forte riconoscimento a quelle nuove generazioni che, nate a partire dal 2006 , rappresentano il cuore pulsante del rinato movimento popolare e sociale del Cile.