9000 persone, secondo la stima degli organizzatori, hanno marciato da Susa a Venaus per la quattordicesima volta.
Anche se, da come stanno le cose, le istanze dei NO TAV appaiono archiviate, alla marcia di ieri non si respirava un clima di rassegnazione.
La cosa emblematica del fatto che il movimento NO TAV non si stia esaurendo, è stata la massiccia presenza di giovani, come si può vedere dalle immagini del corteo.
“Ci hanno dati per morti, ma siamo ancora vivi” è stato l’incipit dello speech di Alberto Perino, pacifista, leader storico del movimento NO TAV.
Perino ha anche sottolineato come in prima fila ci fossero dei giovani e che a questi giovani stiamo consegnando un pianeta che abbiamo rovinato.
Ha definito i lavori per la realizzazione dell’opera, un “ecocidio”, concetto ribadito anche da Ivan Basadonna di Friday For Future – i cui esponenti della Valsusa hanno marciato in sostegno al movimento – che ha affermato che i lavori produrranno ingenti quantità di scarti, detriti, CO2, producendo un elevatissimo impatto ambientale.
Nei diversi speech durante il corteo, sono emerse aspre critiche al M5S, si sono ricordate le persone che sono state condannate, esortando a non abbandonarle.
Nel corteo erano rappresentati i comuni di Almese, Avigliana, Caprie, Chianocco, Chiusa di S. Michele, Condove, S. Ambrogio, Villar Focchiardo.
Lele Rizzo al bivio dei Passeggeri, ha ricordato gli scontri del 2005 a Venaus.
La manifestazione si è conclusa nell’arena del presidio, dove si sono susseguiti gli interventi.
In un momento obiettivamente non facile per il movimento NO TAV, questa marcia di gente festosa e giovani sorridenti, ci fa ben capire che il dissenso verso il progetto (ma anche verso il sistema che lo ha concepito e intende portarlo a termine), continua ad essere ben presente in valle, le voci continuano ad essere vibranti e le argomentazioni che vengono presentate a sfavore del progetto, possono certamente rappresentare spunti sui quali ogni cittadino può riflettere, data la dimensione dell’opera.