La sosta è stata, oltre che momento di
scambio con le realtà territoriali, anche occasione di riflessione sull’impossibilità
architettonica di adeguamento, laddove il profilo storico gioca un ruolo troppo forte e
l’abbattimento delle barriere rimane utopia.
“Amsterdam – ha spiegato Rosenwirth – è una città strappata al mare ma di esso resta traccia in ogni
stradina, in ogni vicolo del centro storico con il quale ben pochi altri possono competere. La città è
permeata dal mix di culture incontrate nei secoli con le migliaia di turisti che di fatto la trasformano,
rinnovandola ogni giorno.C’è chi arriva e non la abbandona più, chi riparte sentendosi più ricco per
essersi fuso anche se per pochi giorni in un crogiuolo ove la diversità è chiaramente vissuta come
opportunità. Le barriere architettoniche sono pressoché infinite tra la conformazione della città stessa
e il discutibile approccio delle Pubbliche Amministrazioni.: come fin troppo spesso accade, tante parole
ma ben pochi fatti in proporzione alle potenzialità. In tal senso ha concluso il biker – molto intetessante
e “istruttivo” l’incontro con Veroniek Maat di Accessible Tourisme, con la quale, fra le altre cose, è nata
l’idea di unire idealmente (e auspicabilmente nella pratica) tutte le associazioni e organizzazioni che
hanno firmato durante questo viaggio la “Convenzione.ONU…”: per questo nascerà su www.handytrike.eu
un Sezione dedicata: così ci sarà uno strumento semplice per mettere in contatto le varie realtà che, a
prescindere dalla loro specificità, trovano nella Convenzione un punto di partenza (perché di questo si
tratta!) condiviso.”
Il viaggio prosegue, dopo una breve sosta ad Amburgo, verso Berlino, città simbolo
dell’abbattimento delle barriere, dove il disabile triestino nella sede dell’Ambasciata d’Italia
incontrerà la locale pubblica amministrazione e la stampa internazionale.