Da giorni le cronache della stampa locale e perfino nazionale contengono dettagli sulla vicenda dell’arresto dell’agrigentino Antonello Nicosia, enigmatico collaboratore di una deputata nazionale, accusato di trafugare messaggi dei boss da dentro a fuori le carceri.
La foto più classica lo immortala, assieme alla stessa deputata, davanti il carcere di Trapani, quello sito nel popolare rione di San Giuliano, appena conclusa una visita ispettiva in quella struttura.
Di lui si è letto, pure, che, in passato, era stato condannato, tra l’altro, per reati di droga.
Quello che non si sapeva, invece, è che è stato docente alla scuola media “Pagoto” di Erice.
Un anno, quello, era l’anno scolastico 2013/2014, indimenticabile per i “colleghi” e per il personale di segreteria di quella scuola.
Delle tante problematiche che crea Antonello Nicosia se ne lamentano tutti, anche tramite note dei sindacati all’ex Provveditorato agli Studi di Trapani.
Cosa diceva il personale scolastico di Antonello Nicosia
Nicosia all’inizio appariva come « un perfetto estraneo », imposto alla scuola dalla dirigente (una volta si chiamano presidi). Ma, proprio come nel caso della deputata renziana di “Italia Viva”, anche qui alla Pagoto il Nicosia « prendeva iniziative e influenzava pesantemente le scelte interne della scuola, aveva accesso alla presidenza delle cui chiavi era in possesso con grave rischio di venire in possesso di dati sensibili ».
Solo successivamente, « al signor Nicosia è stata attribuita la supplenza di sostegno da domanda di utilizzazione ». Ma, secondo chi lavorava nella scuola, c’erano apparenti « irregolarità » nell’assegnazione dell’incarico. In particolare, la Dirigente Scolastica aveva verificato effettivamente il possesso del titolo di studio del novello “professore”?
Peraltro Antonello Nicosia, alla scuola Pagoto, « non rispetta quasi mai l’orario delle lezioni e va in classe solo per apporre la firma o regolarizza la presenza in momenti successivi ». A chi gli faceva rilevare tali gravi ulteriori irregolarità, piovevano « richiami », tanto dal supplente quanto dalla dirigente.
Dalla dirigente « nominato progettista PON, è stato autorizzato dal Dirigente Scolastico a svolgere i compiti connessi all’incarico durante l’orario curriculare con conseguente grave violazione del diritto allo studio dell’alunno se non si profilavano, addirittura, gli estremi di interruzione di pubblico servizio ».
Ancora una volta, ai tentativi di « aprire un dibattito critico » su questi fatti, le risposte erano « intimidazioni di diversa natura ».
Chi lavorava nella scuola ricorda, perfino, di riaperture delle scadenze di presentazione dei progetti PON, da parte del dirigente scolastico, per regolarizzare domande presentate irregolarmente dal Nicosia.
Insomma, nel 2013/2014, con l’arrivo di Antonello Nicosia, alla scuola media Pagoto di Erice « l’atmosfera era pesante; tale da impedire il sereno e collaborativo svolgimento delle attività didattiche e amministrative ».
A fine anno scolastico, tuttavia, tanto Nicosia quanto la Dirigente Scolastica lasciarono l’istituto e … rispuntò il sereno.
Ma i “casi Nicosia” sono dientro l’angolo con la riforma renziana della scuola e la nascita del “preside gabellotto”. Forse la vicenda della “Pagoto” dovrebbe fare riflettere in maniera più ampia sulla figura del Dirigente-padrone.