Ci troviamo in una metropoli italiana, famosa per l’arte e la cultura, Torino, quindi non parleremo certo di Algeria o qualche altra città dove teoricamente il diverso desterebbe seri problemi nell’opinione pubblica a causa di credenze religiose o quant’altro. No, ci troviamo invece in una mattina di un freddo ottobre del 2019, vicino alla stazione dei treni di Porta Nuova, zona molto frequentata, soprattutto nel momento in cui la nostra piccola Lisa si affrettava all’uscita della metropolitana per raggiungere il bus 61 che l’avrebbe condotta così a scuola. Una mattina che si sarebbe dovuta svolgere come le altre, nella routine del traffico cittadino. Insomma, una mattina qualunque della classica vita di un adolescente comune nella nostra tanto aperta nazione, Lisa però è colpevole e questo la porterà a vivere una giornata diversa che non si fermerà li, perché diciamocelo… certi avvenimenti la vita te la cambiano.
Questa ragazzina si porta sulla pelle e nel DNA l’orribile colpa di essere troppo maschile nel vestire, felpe larghe da stile rap e un po’ troppo poco principessa per i nostri canoni, insomma, niente minigonna, stivaletto o tacchetto con calzetta velata, lei è colpevole di essere lesbica, colpevole di avere scelto di amare quella parte maschile che le scorre dentro senza doversene vergognare, scegliendo di amare una ragazza invece che un maschietto virile come ci viene proposto quotidianamente dagli status di bellezza odierni.
Nel nostro splendido e tanto amato paese dove si sceglie di tacere, sino a quando non si punta il dito contro il nero, il sinti o l’economia azzerata dai politici piattole dei nostri giorni, il silenzio si estende omertosamente nascondendo così l’escalation degli ultimi anni sulla violenza avvenuta per mano di italiani contro altri italiani , per la maggior parte donne e omosessuali. A meno che, la notizia non sia obbligata a fare scalpore a causa di corpi fatti a pezzi che ricordano un po’ le sceneggiature splatter di CSI New York e allora si che bisogna parlarne, perché la decenza e la follia degenerando ci costringono così a … vedere, per poi dimenticare il tutto poco dopo, ovviamente.
Abbiamo incontrato Lisa che ci racconta guardandoci con i suoi profondi occhi neri, abbassando lo sguardo a momenti alterni, uno sguardo arrabbiato ma complice di una dolcezza infinita che vorrebbe ma non riesce a nascondere, perché lei è piccola, è solo una ragazzina. Si è vista picchiare all’improvviso da uno sconosciuto, Lisa è stata violata sotto gli occhi indifferenti dei passanti alle otto del mattino, un orario importante, che fa riflettere perché è il momento in cui questa zona della città è gremita di persone che si accingono a correre verso la loro quotidianità.
Ci racconta che prima dell’aggressione i suoi capelli erano rossi, il giorno dopo ha deciso di tingerli di nero, come la notte, come il silenzio, quel silenzio che ha circondato lo squallido momento in cui uno sconosciuto si è permesso di prendere a pugni una ragazzina come se nulla fosse, dovremmo riflettere tutti e non solo nella lettura di questo articolo, ma del perché la rabbia circonda l’essere umano oggi per ciò che non rientra nei suoi canoni e di come si possa fare male a qualcuno essendo cosciente che nulla potrà probabilmente ritorcersi contro. Grazie al presidente Riccardo Zucaro di Arcigay Torino, mi sono resa conto in questi giorni di come la violenza nei confronti dell’omosessualità soprattutto femminile sia stata sottovalutata sino ad oggi, mi dona infatti numerose delucidazioni sul dilagare della Lesbofobia , inserita grazie alle numerose azioni legali e all’interesse delle associazioni per la tutela della donna nella violenza di genere. Trattasi di odio non solo nei confronti dello status femminile, ma anche della femminilità omosessuale.
Lisa, ti va di raccontarci cosa è successo?
Si, io stavo semplicemente uscendo dal treno della metro, alla fermata di Porta Nuova, quando da lontano ho udito un uomo che gridava insulti svariati, non ho pensato potessero essere diretti a me, perché non stavo facendo niente di male.
Quindi inizialmente non hai pensato di metterti in salvo?
No, ripeto, non pensavo ce l’ avesse con me. Allora ho continuato a camminare ed ho preferito non voltarmi anche se sentivo che il gridare di quest’ uomo si faceva più vicino. Ho iniziato a salire i gradini più velocemente per uscire dalla stazione e finalmente mi sono trovata sulla piazza.
In quel momento hai iniziato ad avere paura?
Si, ho sentito dentro di me una strana sensazione, come se stesse per accadere qualcosa.
Cosa è successo uscita dalla metro?
Mi ha afferrata per un braccio e mi ha costretta a girarmi, poi ha messo il suo viso quasi contro il mio gridandomi che ero vestita da maschio e che facevo schifo, gridando numerose volte lesbica di merda. Poi all’improvviso mi è arrivato un pugno in faccia ed ho visto tutto nero. Mi sono piegata su me stessa.
Qualcuno è intervenuto per aiutarti?
No.
Lui ha continuato?
Si, quando mi sono piegata ha iniziato a tirarmi pugni sul costato. Allora visto che faccio box, ho messo da parte la paura e gli ho tirato un pugno ed un gancio. Appena lo ho visto per terra anche se avevo male e non vedevo da un occhio ho iniziato a correre verso l’autobus, volevo solo andare via da quel posto il più velocemente possibile.
Se tu non fossi riuscita a difenderti hai pensato a cosa sarebbe potuto accaderti?
Non voglio pensarci. Prima di salire sul bus ho chiamato la mia amica che stava per raggiungermi, ho voluto proteggerla perché ho pensato che sarebbe potuto accaderle qualcosa. Ci siamo infatti incontrate davanti alla scuola.
Hai paura?
Si… non sono più tornata a Porta Nuova da quel giorno
Come ti senti guardando il tuo viso allo specchio in questi giorni?
L’occhio diventa ogni giorno più viola, speravo migliorasse invece è sempre peggio. Mi sento strana, non mi sento forte e fiera di me, ci ho messo anni a credere in me stessa e mi fa rabbia che uno sconosciuto possa farmi del male gratuitamente e soprattutto che riesca a smontarmi da un secondo all’altro.
Sai che non è colpa tua quello che è successo?
Avrei voluto evitarlo.
Tengo inoltre ad evidenziare che dopo questo incontro è stato fondamentale mettere Lisa in contatto con i rappresentanti dell’ Arcigay di Torino. Ricordo inoltre a chi ne avesse bisogno che vi è uno spazio esclusivo all’ interno del centro per accogliere gli adolescenti, potete mettervi in contatto con gli operatori attraverso il numero di telefono 3240483543.
Riccardo Zucaro, presidente di Arcigay Torino ci dona alcune delucidazioni di ciò che sta accadendo in Italia e nel mondo riguardo alle aggressioni per omofobia:
Da anni ormai, Arcigay Torino ha deciso di definirsi come associazione che lotta contro le discriminazioni e la violenza omo-lesbo-bi-transfobica, specificando che la lesbofobia è una specifica tipologia di violenza rivolta alle donne lesbiche in quanto donne e in quanto lesbiche (quindi si collega molto alla violenza di genere). Basti pensare che in alcuni paesi del mondo, fortemente conservatori e omofobi, esistono ancora gli stupri correttivi, agiti nei confronti di donne lesbiche, al fine di “correggere” l’orientamento sessuale (tali tipologie di violenza sono rivolte, in misura nettamente inferiore e con pratiche decisamente differenti, anche per gli uomini gay e bisessuali).
Nel 2019 solo nella città di Torino, sono accaduti i seguenti casi :
– gennaio 2019: Leonardo, 53enne residente in una casa popolare nella periferia sud della città, viene preso di mira da un gruppo di persone residenti nel suo condominio, insultato e picchiato.
luglio 2019: Cristina e Daniela si vedono imbrattati i muri e la porta di casa con svastiche e la scritta lesbiche, accompagnata da una croce. Si rivolgono ad Arcigay Torino e, insieme a un nostro legale di fiducia, portiamo a galla il fatto.
– agosto 2019: Antonio e Bruno passeggiano mano nella mano per corso Regio Parco quando, improvvisamente, vengono aggrediti da alcune persone che stazionano nel viale. L’episodio viene denunciato alle autorità e la notizia esce sui giornali nel mese scorso.
La situazione lesbofobica in Italia e nel mondo non migliora rispetto a Torino:
– maggio 2019, a Londra una coppia di ragazze viene brutalmente pestata all’ingresso della metro della città. In questo caso, si vede come la violenza di genere parte ancora prima dell’aggressione, quando il gruppo di ragazzi chiede alle due ragazze di baciarsi: al loro rifiuto, parte l’aggressione fisica. In un articolo su Vision, Elisa Manici approfondisce il caso toccando due temi (secondo me fondamentali): il patriarcato e, di seguito, l’oggettificazione sessuale delle donne lesbiche da parte degli uomini cisgender (cisgender è il contrario di transgender ndr);
– a metà ottobre, un’infermiera di Lecco trova una scritta minatoria sul suo armadietto. La notizia viene denunciata da Gaypost…