Dopo 45 giorni di agonia Aliona Oleinic, 33 anni, è deceduta il 18 Ottobre all’Ospedale Gemelli di Roma dopo essere stata accoltellata per 11 volte nel cortile di casa sua a Francavilla al Mare (CH) da Roland Bushi lo scorso 3 Settembre.
La storia tristemente si ripete ed è quasi sempre la stessa: lui conosce lei o lei conosce lui, lei lo respinge o lo vuole lasciare per un motivo o per un altro, lui è geloso, lei quindi viene ammazzata.
Infatti, nel giro di pochissime settimane, l’Abruzzo è stato lo scenario di due violenti femminicidi il cui movente è sempre lo stesso: la gelosia o, come moltissimi giornali scrivono nei titoli, un “raptus di gelosia”.
Mihaela, uccisa dal marito a Nereto (TE) il 9 Ottobre ha avuto come unica colpa quella di non amare più il suo partner e che per questo aveva deciso di lasciare. Christian, dopo aver scoperto la sua decisione, l’ha uccisa con diverse coltellate nella cucina della loro casa, durante la pausa pranzo dal lavoro di lei.
Aliona ha avuto come unica colpa quello di aver voluto respingere le avances di un uomo conosciuto su facebook e che la seguiva anche nel night in cui lavorava.
Entrambe hanno pagato la loro libertà di scelta con la morte. Entrambe sono state uccise perchè hanno disubbidito al volere di un uomo.
Ed ogni titolo in cui si descrive il femminicida con la parola “folle” e si usa la parola “raptus” per giustificare un movente a quelle donne togliamo loro la dignità.
Ed è proprio buffo leggere sui giornali come l’assassino stesso si giustifica davanti alla polizia con un “ho avuto un raptus di gelosia, non volevo ucciderla”, quando clinicamente non può esserlo ed anzi: alcuni studi affermano che “il raptus” non esiste.
Ed ogni volta che qualcuno accusa la vittima invece che l’assassino, perchè è lei che “lavorava in un night, sicuramente se l’è cercata”, tutte le donne hanno, o dovrebbero comunque, avere una fitta al petto, perché non possiamo e non dobbiamo voler passare la vita intera ad essere esattamente come un uomo ci vuole per paura di essere ammazzate.
Domenica 20 Ottobre, l’associazione Kairos Francavilla al mare, insieme al collettivo “Tante da Raccontare” e la sorella di Aliona, Natalia, hanno quindi organizzato un sit in piazza, per chiedere non solo giustizia per Aliona e le vittime di femminicidio, ma soprattutto per mettere un accento reale al problema: il femminicidio è un fenomeno pericolosamente in ascesa ed il modo in cui viene raccontato dai giornali, dai social e in televisione non aiuterà certo ad impedirne l’aumento.