La dolce nipotina chiede all’anziana signora seduta sulla poltrona accanto a lei: “Nonna, come fanno i ricchi a essere ricchi? Dove li prendono i soldi?”, e la nonna risponde serafica: “Ai poveri”.
Amara realtà che in quest’epoca viene confermata ogni giorno di più.
Parigi, Barcellona, Algeri, Hong Kong, Quito, solo per citare alcune città in cui le esplosioni sociali hanno fatto più o meno notizia; dappertutto le strade bruciano al grido dei popoli che chiedono di poter vivere dignitosamente e che chiedono libertà e potere di decidere.
Le capitali di buona parte del globo si riempiono di giovani che esigono verità e responsabilità da parte di chi ha il potere, urlano a gran voce di cambiare le priorità nel modo di gestire le risorse del pianeta per garantire il futuro della casa comune e delle specie che la abitano.
Le città del Rojava bruciano di fronte all’ignavia e all’ipocrisia dell’Europa, bruciano di nuovo per la vigliaccheria e l’opportunismo criminale del Presidente degli Stati Uniti che, dall’alto della sua democrazia anomala, fa l’occhiolino a un dittatore spietato con un enorme esercito e nessuno scrupolo.
E adesso il Cile, con un altro Presidente senza scrupoli né sensibilità sociale, figlio dell’ambiente dittatoriale di Pinochet, formatosi nella credenza che non tutte le persone abbiano lo stesso valore. Altro che umanesimo “cristiano”. Piñera va a mangiare la pizza dopo aver decretato il coprifuoco e aver riempito di militari la metropoli.
L’Amazzonia brucia e le strade delle città di mezzo mondo esplodono per le proteste, milioni di persone vivono in condizioni infraumane nei campi di rifugiati senza sapere quando potranno uscirne, il Mare Mediterraneo è un cimitero a cielo aperto, anche se la gente ci va ancora a fare il bagno d’estate.
Credo che anche noi, come Piñera , dovremmo smettere di mangiare la pizza, scrivere stronzate sui social per non sentirci soli e guardare altrove, perché questo altrove sta scomparendo. E dovremmo trarre le conclusioni adeguate. Conclusioni che, ahimè, erano già state ampiamente previste oltre 20 anni fa.
Il sistema neoliberista è marcio. Marcio e violento nelle sue fondamenta. Non c’è modo di riformarlo, non c’è modo di rattoppare le enormi voragini economiche e sociali che produce. E la crisi di sistema a cui stiamo assistendo non è che il preludio alla crisi profonda di questa civiltà planetaria che dovrà fare un salto di un’ottava per sopravvivere.
La specie umana è giovane, forse è giunta l’ora di crescere e questo dipende da tutti e dalle scelte che facciamo anche prima che le società esplodano, ognuno col suo potere di influenza sugli altri e sull’ambiente che lo circonda.
La ricchezza dovrà essere ridistribuita equamente, i popoli si riprenderanno la dignità e la capacità di decidere, la collaborazione prenderà il posto della competizione e della supremazia, l’ottica sull’essenza della vita, dell’essere umano e del suo ambiente si trasformerà, la violenza sarà ricordata come una forma preistorica di agire e di pensare.
Il futuro non è già scritto.