E’ la dimostrazione, e anche la speranza, di una “terza via”, alternativa al conflitto armato ma anche alternativa a un possibile intervento militare dall’estero, invocato dal Consiglio Nazionale Siriano, che coordina l’opposizione siriana. E’ una iniziativa che, come riferito all’agenzia Fides, “colma un vuoto creato dal rumore delle armi: non parteggia per alcuna delle parti in lotta, nasce spontaneamente dal basso, dalla società civile, da tutti quei cittadini, parlamentari, notabili, sacerdoti, membri di tutte le comunità etniche e religiose, che sono stanchi della guerra”.
Fra i promotori e i maggiori sostenitori dell’iniziativa vi sono i cristiani di Homs, di tutte le confessioni. Fra quanti si sono spesi ed esposti personalmente, vi sono i due preti greco cattolici, padre Michelle e padre Abdallah, il sacerdote siro-cattolico padre Iyad, il maronita padre Alaa, il siro-ortodosso padre Khazal. Costoro hanno messo in campo tutte le loro energie, persuadendo larghe fasce di popolazione sul fatto che “in questa situazione di stallo, c’è bisogno di una scossa: è scoccata l’ora della riconciliazione”.
L’iniziativa ha preso forma con l’organizzazione di due incontri tenutisi nei giorni scorsi ad Homs, con straordinaria partecipazione popolare, in cui erano presenti membri dei tutte le comunità che compongono la società siriana: alawiti, sunniti, drusi, cristiani, sciiti, arabi. In questi incontri si è già avuto un risultato straordinario e impensabile: è stata sancita da dichiarazioni comuni, abbracci e impegni solenni, la riconciliazione fra gruppi, famiglie e comunità alawite e sunnite – protagonisti principali del conflitto in corso – che si sono pubblicamente impegnate a “costruire una Siria riconciliata e pacifica”, in nome del rispetto reciproco. Mentre Homs è ancora al centro del conflitto, la società civile rispolvera termini come “dialogo e riconciliazione”, finora dimenticati, per dire “no a una guerra confessionale in Siria”, lanciando un pressante appello a tutti i leader in campo e alle parti in lotta, perchè restituiscano “pace e sicurezza al paese e alla popolazione”. La “Mussalaha” va avanti e prevede altri incontri pubblici nei prossimi giorni, con la speranza di “contagiare” ben presto tutte le città siriane.