Nella discussione prevista per mercoledì 19 marzo si pensi a come eliminare gli sprechi della spesa militare, non a salvarla dai tagli subiti invece da altri comparti di spesa pubblica. Ai sensi della nostra Costituzione nessuno ha “diritto di veto” ma il Parlamento ha il “dovere di voto”.

 

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha convocato per mercoledì 19 marzo il Consiglio Supremo di Difesa. Tra i punti previsti all’Ordine del giorno anche quelli riguardanti “criticità relative all’attuazione della Legge 244 di riforma ed impatto sulla Difesa del processo di revisione della spesa pubblica in corso”.

La Rete italiana per il Disarmo ribadisce come il luogo deputato e naturale a definire qualità ed entità della spesa per armamenti italiana, oltre che un Modello di difesa del nostro paese sia il Parlamento.  Ai sensi della nostra Costituzione nessuno ha “diritto di veto”, un tipo di “timore” espresso da precedenti prese di posizione del Consiglio Supremo di Difesa, mentre sicuramente il Parlamento ha il “dovere di voto” sulla materia in questione.

Un’istituzione che, nel corso degli ultimi mesi e diversamente da quanto accaduto per anni, ha positivamente iniziato ad occuparsi del tema delle spese militari con una inedita azione approfondita. Si tratta di un’azione da ampliare e consolidare: la nostra Rete esprime invece forte preoccupazione di fronte all’ipotesi di blocco di tale dinamica da parte di veti politici o di prese di posizione di organi che non hanno competenza legislativa o esecutiva in merito.

Il nostro auspicio è quindi che quando – nel testo di convocazione – si parla di “criticità relative all’attuazione della legge 244″, che prevede dei piccoli e primi meccanismi di controllo parlamentare sulle acquisizioni armate, si stia parlando della opportunità di dotare proprio il Parlamento maggiori strumenti a riguardo. Attualmente a Deputati e Senatori vengono forniti dati incompleti ed in ritardo: va ricordato come l’ultimo Documento di Programmazione Pluriennale sia stato pubblicato ad aprile 2013 con dati aggiornati al 31/12/2011 e senza fornire nelle schede di ciascun sistema d’arma qualsivoglia elemento di dettaglio utile ad un’analisi seria. Si prenda ad esempio il caso del programma Eurofighter, con un costo aumentato di oltre 3 miliardi in un anno senza che sia stata fornita alcuna giustificazione documentale in merito. Parimenti la nostra speranza è che la discussione che si avrà nel punto riguardante “l’impatto sulla Difesa del processo di revisione della spesa pubblica in corso” significhi che si cercherà di trovare il modo per rendere più efficienti le nostre Forze Armate con una giusta e congrua riduzione della loro dotazione finanziaria. E non certo, al contrario e come invece pare auspicato da più parti, come l’ennesimo tentativo di evitare un taglio alle risorse: evenienza che per altri comparti di spesa pubblica non solo è già in corso ma è risulta essere stata decisa e pesante negli ultimi anni.

Diventa invece assolutamente urgente iniziare il percorso di discussione e ridefinizione del Modello di Difesa del nostro Paese, una richiesta che la nostra Rete avanza da anni e sulla quale registriamo positivamente la disponibilità di lavoro espressa di recente dal Governo (in particolare per voce del Ministro Pinotti) oltre che dal Parlamento.