Una volta dichiarato il coprifuoco dalle 15.00 a Quito, capitale dell’Ecuador, l’azione delle forze di sicurezza si è mantenuta vigorosa fino alla fine del pomeriggio, soprattutto nelle vicinanze della Casa della Cultura Ecuadoriana. Auto militari e forze di polizia si sono dispiegate in tutta la città. A un certo punto si è temuto di vederli entrare nell’Agorà della Casa della Cultura Ecuadoriana ed espellere violentemente le popolazioni indigene che avevano deciso di restarvi e di non spostarsi verso le tre zone di pace che sono in funzione dall’inizio di questa situazione nelle università vicine. Fortunatamente non è successo e alle 21:59, anche se fuori dall’agorà c’era la forza pubblica, la situazione era tranquilla.
Motociclette e gruppi della polizia circolavano intorno alle università e si diffondevano voci secondo cui erano entrati nell’Università Cattolica e l’avevano sgomberata. Si sono uniti agli studenti di medicina, che hanno lavorato giorno per giorno per rispondere a questa situazione: hanno circondato la loro università e gridando “zona di pace”, sono riusciti a far ritirare la forza pubblica.
¡Exigimos que se respeten las zonas de paz y denunciamos la represión estatal sin medida que violenta los derechos humanos! #SOSEcuador #NoMATENaNuestrosHermanos #ParoNacionaleEC #MasacreEnQuito @PoliciaEcuador @Lenin @mariapaularomo @inredh1 @CIDH @ONU_derechos pic.twitter.com/5kjeUCYfEN
— OCARU (@OCARUEc) October 12, 2019
Testo del tweet:
Chiediamo che le zone di pace siano rispettate e denunciamo la repressione statale senza freni che viola i diritti umani!
Alle 8:30, una Quito silenziosa si è svegliata rispondendo all’appello per il “cacerolazo” (protesta in cui si marcia facendo suonare le pentole NdT) organizzato qualche ora prima dai movimenti femministi e da altre organizzazioni di cittadini attraverso i social network.
A notte inoltrata, e al suono di pentole e padelle in tutti i punti della città e delle valli che la circondano, gli abitanti di Quito hanno deciso di uscire per le strade (nonostante il coprifuoco) per camminare nei loro quartieri; inoltre, un gruppo di persone è arrivato davanti alla Pontificia Universidad Católica del Ecuador – PUCE.
Così, con le loro pentole e padelle, in tutta la città si sono sentite le grida che chiedono la fine della repressione e della violenza e persino lo slogan Fuori Moreno Fuori.
#LaFloresta fue tomada por el pueblo, quien levantó su voz de protesta con el #Cacerolazo. Gracias #Quito. pic.twitter.com/YEve7R9F5d
— Radio La Calle (@radiolacalle) October 13, 2019
Testo del tweet:
Il popolo ha occupato #La Floresta e ha alzato la sua voce protestando con il #Cacerolazo. Grazie #Quito.
Altre voci e altre forme, tutte nonviolente, si fanno sentire nella capitale dell’Ecuador.
Nota finale: pochi minuti fa, sulla televisione nazionale, il Presidente Moreno ha annunciato che il decreto 883 è in fase di revisione per far avanzare il dialogo con il movimento dei popoli originari e le organizzazioni sociali che si sono aperte a questo processo, che il coprifuoco e la militarizzazione della città saranno mantenuti fino a quando non cambieranno le condizioni e ha accusato ancora una volta Correa e Maduro, in alleanza con il narcoterrorismo e le bande, di aver generato il caos che il paese ha vissuto. Il governo lo ha affermato fin dall’inizio, ma senza fornire alcuna prova al riguardo.
Traduzione dallo spagnolo di Silvia Nocera