L’attivista alla Dire: “Al Cairo gli arresti non risparmiano gli stranieri”.
Waleed Abdelrahman Hassan si è trasferito al Cairo per studiare, ma ormai da dieci giorni è in prigione con l’accusa di terrorismo e militanza nei Fratelli musulmani, un movimento dichiarato illegale in Egitto a seguito dell’arrivo al potere del presidente Abdel Fattah Al-Sisi.
A riportare la notizia i media sudanesi, secondo cui nel fine settimana gli amici di Abdelrahman hanno manifestato davanti l’ambasciata egiziana a Khartoum per rivendicare l’innocenza del ragazzo.
Waleed, hanno spiegato, è uno dei tanti ragazzi che da dicembre avevano partecipato attivamente ai cortei per la democrazia a Khartoum. Una causa per la quale, come ha dichiarato uno dei suoi amici alla testata ‘Middle East Eye’, si e’ tanto sacrificato. “La rivoluzione in Sudan c’è stata anche contro i Fratelli musulmani (alleati dell’ex presidente Omar Al-Bashir, ndr.) – ha sottolineato il giovane – quindi Waleed come avrebbe potuto stare con gli islamisti egiziani?” Nelle ultime settimane in Egitto ci sono state manifestazioni contro Al-Sisi che hanno richiamato alla memoria i moti del 2011 che portarono alla fine della presidenza di Hosni Mubarak.
Le autorità hanno reagito “innescando un’ondata di arresti arbitrati e sistematici, tra cui anche il blogger Alaa Abdel Fattah”, ha riferito alla ‘Dire’ un attivista locale. “La polizia ferma i ragazzi per la strada e chiede loro di mostrare tramite lo smartphone le e-mail e gli account Facebook o Twitter – ha detto ancora la fonte – e se trova qualcosa di sospetto, scatta l’arresto. Basta una foto o un video delle manifestazioni, o un like su Facebook a un contenuto di questo genere. Prendono anche donne e minorenni”. Secondo l’attivista, lo studente sudanese sarebbe stato arrestato in questo modo.
Human Rights Watch ha confermato la “detenzione arbitraria” per nove stranieri, tra cui “un olandese, un tunisino, un sudanese, due thailandesi, due turchi e tre giordani” poiché sospettati “di cospirare” contro la stabilità del governo. L’ong internazionale non ha rivelato l’identità dei nove arrestati, cosa che invece ha fatto l’emittente ‘Mbc Masr’, mostrando anche un video in cui i nove confermano di aver criticato il governo egiziano.
“La situazione in Egitto è decisamente peggiore rispetto alle manifestazioni del 2011” ha sottolineato la fonte della ‘Dire’: “Gli arresti sono più rapidi e numerosi e coinvolgono anche persone che non svolgono attività politica”. In manette sono finite anche personalità di spicco, come “i leader del partito di opposizione Karama, oppure figure come Khaled Dawood, ex segretario del partito liberale Dostour”, che a febbraio in Parlamento si era battuto per fermare la riforma costituzionale che consentirà ad Al-Sisi di restare al potere fino al 2022.
Dietro alle sbarre anche tanti difensori dei diritti umani, come l’attivista evidenzia con la ‘Dire’: “Anche l’avvocato del blogger Alaa Abdel Fattah è stato arrestato: glielo hanno comunicato mentre in aula si preparava a difendere Fattah”. Si tratta di Mohamed El Baker, che è anche direttore dell’Adalah Institute for Human rights studies.
A portare in piazza i manifestanti, secondo la fonte della ‘Dire’, anche le condizioni economiche del paese: “La gente non ne può più: va tutto molto male, dall’occupazione ai servizi”.
Venerdì si sono tenuti cortei in varie località, tra cui anche Alessandria, ma non al Cairo. “La polizia – ha denunciato l’attivista – ha chiuso le strade d’accesso ai punti nevralgici e permesso solo ai manifestanti pro-Sisi di marciare liberamente”.