La decisione di Dilma è attesa entro oggi dopo che per settimane ecologisti e attivisti si sono mobilitati dentro e fuori dal Brasile chiedendo al capo dello Stato di impedire l’entrata in vigore della nuova legge, fortemente voluta dai potenti settori agro-industriali per abbattere i limiti della cosiddetta ‘frontiera agricola’ favorendo l’espansione delle coltivazioni. L’ultima manifestazione, domenica scorsa a San Paolo, aveva riunito oltre 2000 persone al grido di ‘Veta Dilma!’, slogan che ha contrassegnato una campagna nazionale avviata il 25 aprile.
A Brasilia l’attesa di fronte al palazzo presidenziale del Planalto è iniziata ieri sera con una veglia: da Dilma ci si attende almeno un veto parziale su alcuni degli articoli più discussi della riforma, tra cui quello che prevede un’amnistia per coloro che hanno disboscato illegalmente fino al 2008, indicato peraltro tra le principali ragioni di un rinnovato aumento della deforestazione in Amazzonia che, tra gennaio e marzo scorsi, ha perso 388,13 km2 di boschi, più del doppio rispetto allo stesso trimestre del 2011.
Il veto parziale è l’ipotesi che circola con maggiore insistenza negli ambienti governativi: Dilma, ha detto il ministro della presidenza Gilberto Carvalho, “ha studiato meticolosamente la legge, articolo per articolo, e non ci sarà alcuna amnistia per i disboscatori”. Per il veto parziale si sono espressi anche dieci ex ministri dell’Ambiente.