“La storia siamo noi” il titolo scelto per l’edizione di quest’anno di Equalefesta, si è rivelato perfetto per le attività che si sono susseguite per tutto il fine settimana nel Boschetto di Germignaga, in riva al Lago Maggiore.
Si è cominciato sabato mattina con la costruzione di un labirinto unicursale di pietre, sul modello di quelli che si trovano in tutta la Scandinavia, realizzati da comunità di pescatori e pastori. Un simbolo antichissimo, presente in luoghi molto diversi tra di loro e accomunati dalla ricerca di un contatto con il Sacro seguendo un percorso tortuoso, con svolte, avvicinamenti e allontanamenti dal centro. Una vera e propria allegoria della vita e allo stesso tempo la creazione intenzionale di un ambito fisico in cui provare esperienze profonde, spirituali e ispiratrici. E così è stato anche nel caso di questo labirinto, realizzato seguendo le tappe degli antichi costruttori, dalla ricerca delle pietre nei boschi e in riva ai fiumi della zona, alla loro disposizione secondo un disegno preciso. Un notevole aiuto è stato dato anche dal riutilizzo di oltre 100 pietre provenienti da un cerchio celtico poi smantellato. Percorrere il labirinto è stata per tutti i partecipanti un’esperienza profonda e intensa. La sua collocazione in uno spazio aperto e pubblico permetterà ad altri di utilizzarlo, nello stesso spirito con cui sono stati costruiti i labirinti di pietre scandinavi, ma anche quelli di erba inglesi e quelli magnifici sui pavimenti delle cattedrali gotiche francesi come Chartres.
Nel pomeriggio la storia è tornata al centro con il laboratorio esperienziale sulla regola d’oro dell’umanità condotto da Annabella Coiro e Gianna Silvestro del Centro di Nonviolenza Attiva di Milano. Una regola presente con diverse formulazioni in tutte le culture e le religioni – da “Tratta gli altri come vuoi essere trattato” a “Non fare agli altri quello che non vorresti venisse fatto a te”. Cinquanta persone sedute in cerchio sotto gli alberi, in riva al lago, hanno condiviso le loro aspirazioni riguardo a come vorrebbero essere trattate ed espresso il proponimento di trattare gli altri nello stesso modo. Una comunicazione paritaria e circolare e poi una divisione in gruppi per facilitare l’interscambio e la riflessione su questa “impresa” difficile ma piena di senso.
Gabriella Colli e Maria Terranova hanno poi presentato la Seconda Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza, che partirà da Madrid il prossimo 2 ottobre e vi tornerà l’8 marzo 2020 dopo aver percorso tutto il mondo con innumerevoli eventi sul disarmo, la pace, l’integrazione e l’ambiente. La Marcia passerà anche dall’Alto Verbano domenica 1° marzo, con iniziative nella zona di Luino e a Varese.
La serata si è conclusa nell’anfiteatro del Boschetto con il concerto dei Treni in corsa, un’altra occasione di percorrere la storia recente attraverso le canzoni.
Domenica mattina il parco si è riempito dei banchetti di produttori locali e associazioni, a testimonianza di una realtà locale viva e variegata, come dimostrato dalla presentazione della Comunità Operosa dell’Alto Verbano. 25 realtà territoriali si sono riunite per mettere in comune competenze e progetti, individuando tre aree di intervento: la rigenerazione del territorio attraverso la cura e il riuso sociale di spazi ed edifici, le buone pratiche per stili di vita sostenibili e la cittadinanza globale. Non si tratta di discorsi teorici, ma di laboratori e progetti concreti aperti a tutti, partiti da poco, ma con grandi potenzialità per il futuro. Immagini semplici su come ognuno di noi può intervenire nelle sue scelte quotidiane, dalla mobilità all’acquisto di prodotti a km zero, per contribuire a un cambiamento ormai indispensabile su temi come l’ambiente, l’accoglienza e la pace.
Nel pomeriggio l’incontro sul passato e il presente dell’Africa ha ospitato uno stimolante dialogo tra il musicista congolese Valentin Mufila e il giornalista Angelo Ferrari. Ne è emerso un quadro sconosciuto ai più (africani compresi) di un’Africa ricca di storia e di valori andati perduti, che è invece essenziale recuperare. Una storia e un presente che passano spesso dalle donne, dalle fiere regine che hanno combattuto i colonizzatori e la schiavitù, a ragazze come Nice, che in un popolo dominato dagli uomini come i Masai è riuscita a ottenere il bastone del comando della sua comunità e a cambiare il rito di passaggio per le ragazze eliminando la parte barbarica e violenta della mutilazione genitale, alle donne imprenditrici (1 su 4, la percentuale più alta del mondo). L’Africa ha molto da insegnarci, come emerge dalla filosofia dell’Ubuntu, secondo cui siamo tutti collegati (“Io sono perché noi siamo”) e dobbiamo vivere in armonia tra noi e con la natura e dalla Carta di Manden, che nel XIII secolo proclamava l’uguaglianza di tutti gli esseri umani e aboliva la schiavitù. Concetti che in Occidente si sono affermati dopo secoli di lotte e guerre sanguinose.
E l’Africa è tornata anche nel finale della festa, con lo spettacolo “Con me in Paradiso” del Teatro Periferico di Cassano Valcuvia in collaborazione con Agrisol Società Cooperativa Sociale. Due storie parallele – il racconto di due moderni “ladroni”, un uomo bianco, padrone di una ex fabbrica, e un extracomunitario, entrambi in fuga dalla polizia, che a un certo punto si ritrovano a tu per tu con un personaggio a loro sconosciuto, Gesù, anch’egli inseguito da una folla inferocita – e la storia vera del gruppo di lavoro che si è creato attorno alla messa in scena del copione omonimo – gli attori di Teatro Periferico e alcuni richiedenti asilo provenienti da Senegal e Guinea Conakry.
Come già sperimentato nell’edizione dell’anno scorso, esiste già un nuovo mondo aperto e solidale, opposto all’odio, alla paura del diverso e al rancore che sembrano prevalere. Si tratta solo di farlo conoscere, di dargli spazio e forza.
Foto di Thomas Schmid, Silvio Bruschi e Elio Pagani