Roma: a quanto riportato nel Cluster Munition Monitor 2019, il report lanciato oggi a cura della Cluster Munition Coalition (CMC), la Convenzione sulle Munizioni Cluster (1) si conferma uno strumento efficace per contribuire a rendere il mondo un luogo più sicuro.
Nel Report, che verrà diffuso a Ginevra in occasione del 9° Meeting degli Stati Parte alla Convenzione sulle Munizioni Cluster (CCM) che avrà luogo a Ginevra dal 2 al 4 settembre, sono descritte una serie di notizie positive.
Per la prima volta dal 2015 infatti il Monitor non riporta nuovi casi di utilizzo di munizioni cluster in Yemen nell’anno precedente alla sua pubblicazione. Il paese però presenta il più alto numero di incidenti dovuti a munizioni cluster residuati degli attacchi avvenuti in precedenza.
La Siria, sebbene si registri una diminuzione del numero degli attacchi con munizioni cluster, è l’unico paese dove sono stati utilizzati questi ordigni da parte delle forze governative siriane con il supporto della Russia(2). Nel 2018 sono stati registrati 80 incidenti, il dato annuale più basso dal 2012, anche se i ricercatori del report avvertono che i numeri potrebbero essere più alti e molte attività essere sottostimate a causa dell’accesso limitato al paese.
A livello globale sono stati registrati 149 nuovi incidenti da munizioni cluster, una cifra che conferma la tendenza registrata negli anni precedenti in cui si è passati da 971 incidenti del 2016 a 289 nel 2017.
Le rilevazioni hanno riguardato oltre Yemen e Siria, Laos, Afghanistan, Iraq, Libano, Sud Sudan, Ucraina e Nagorno-Karabakh, dove sono stati registrati incidenti causati da residuati di guerre precedenti.
Nel mondo ci sono ancora 26 paesi contaminati da questi ordigni tra cui 12 Stati Parte alla Convenzione sulle Munizioni Cluster (CCM).
Nel corso dell’anno preso in esame Botswana e Svizzera hanno completato la distruzione delle loro scorte di munizioni cluster. La Guinea – Bissau invece fa registrare il primo caso di violazione della scadenza di 8 anni prevista dalla Convenzione per l’attività di distruzione delle scorte, mancando il termine fissato per lei il 1° maggio 2019.
“I dati presenti nel Cluster Munition Monitor 2019 sono incoraggianti e confermano la Convenzione sulle Munizioni Cluster come lo strumento per porre fine alle sofferenze disumane causate da questi ordigni” dichiara Giuseppe Schiavello direttore della Campagna Italiana contro le mine “ma non dobbiamo dimenticare che ci sono ancora 16 paesi fuori dalla Convenzione che producono o che non si sono impegnati a cessare la produzione in futuro. Per fermare la produzione di questi ordigni indiscriminati bisogna poter affiancare altri strumenti alla Convenzione, come stiamo cercando di fare noi attraverso la promozione del ddl C1813 “Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo” che consentirebbe di chiudere una volta per tutte i flussi di finanziamento ad aziende produttrici di morte”.
(1)La Convenzione sulle Munizioni Cluster (CCM) è stata aperta alla firma nel 2008 ed è entrata in vigore nel 2010.
Il trattato di messa al bando, proibisce le munizioni cluster, richiede la distruzione delle scorte entro 8 anni, la bonifica delle aree contaminate in 10 anni e l’assistenza per le vittime di questi ordigni.
(2)Ne la Siria né la Russia sono Stati Parte della CCM.
Giuseppe Schiavello per Rete italiana per il Disarmo
(Per info e materiali sulla campagna: Tibisay Ambrosini, t.ambrosini@campagnamine.org)