Paesaggio dello Xinjiang, Turkestan orientale. Foto: archivio GfbV.
Di fronte all’ufficializzazione dell’accusa di separatismo nei confronti del noto economista uiguro Ilham Tohti, l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) si appella all’Unione Europea affinché chieda con forza alle autorità cinesi l’immediata liberazione di Ilham Tohti e la fine della persecuzione giuridica nei suoi confronti.
Nei suoi servizi e articoli online Ilham Tohti ha sempre auspicato la pacifica convivenza tra cinesi Han e Uiguri. Scritto in cinese, il suo sito web spiegava all’opinione pubblica la situazione e le difficoltà degli Uiguri tentando di gettare un ponte tra le diverse culture ed etnie presenti in Cina. Contemporaneamente Ilham Tohti si è sempre opposto anche alla generale e generica criminalizzazione degli Uiguri come terroristi. Le sue opinioni e il suo insistere sulla giustizia e il dialogo sono bastati per renderlo pericoloso agli occhi dei servizi di sicurezza cinesi. Dopo anni di minacce e diverse condanne agli arresti domiciliari, lo scorso 15 gennaio 2014 Ilham Tohti è stato arrestato e il 25 febbraio la moglie di Tohti ha confermato l’ufficializzazione dell’accusa di separatismo. Ora il noto economista rischia una condanna che può andare da 10 anni di carcere all’ergastolo. Se durante il processo dovessero emergere degli aggravanti all’accusa per Tohti potrebbe prospettarsi anche la pena di morte.
Il governo cinese lamenta un aumento delle violenze soprattutto nella provincia autonoma dello Xinjiang, abitata prevalentemente da Uiguri, che sono di fede musulmana. Contemporaneamente però le autorità cinesi perseguono una politica di repressione e criminalizzazione generalizzata che sembra mirare proprio all’aumento della violenza. Dall’inizio del 2013 almeno 254 persone sono morte a causa dell’escalation del conflitto tra le forze di sicurezza cinesi e la popolazione uigura. Da gennaio 2014 ad oggi i morti sono già 39. L’accusa e l’incarcerazione arbitraria di Ilham Tohti costituisce una nuova e ulteriore provocazione che certo non contribuirà a una pacifica soluzione del conflitto.