L’estate è periodo di siccità dalle nostre parti, ma in questi “tempi nuovi”, per dirla con Alessandro Robecchi, facilmente può diventare anche la stagione del fango.
Si è messa in moto da una decina di giorni la macchina del fango mediatica contro Mimmo Lucano da parte dei media governativi: il Giornale, Libero, la Verità, rete4, Voxnews e via elencando. Hanno riscoperto, guarda un po’, carte e intercettazioni così segrete che già all’inizio di ottobre 2018 il Gip di Locri, prima di decidere le misure cautelari contro Lucano, le aveva dichiarate confuse, insufficienti, non fondate, raccolte con sciatteria e superficialità. Ragion per cui aveva confermato solo due dei nove capi d’imputazione, lasciando cadere tutto il resto.
Passati un po’ di mesi, però, e complice la distrazione estiva, si può sempre provare a riciclarle come materiale scottante, inedito, “di cui siamo entrati in possesso”. C’è di tutto in questa macchina del fango: l’ospitalità degli artisti durante gli eventi culturali e perfino durante le riprese della fiction di Rai1, che a ben vedere dovrebbe preoccupare i vertici RAI che avrebbero acconsentito a trattamenti illeciti; le cene a base di “carne di lusso”; i laboratori aperti solo per fare scena, con gli immigrati come figuranti; falsi contratti ad amici e parenti; assunzioni in cambio di voti, e chissà quant’altro ancora.
È una specie di furia distruttrice. Un argomento tira l’altro, tanto non c’è da ragionare ma solo da colpire, un diretto dopo l’altro, per far barcollare l’avversario, delegittimarlo, coprirlo di fumo, perché gli manchi il respiro, o che almeno gli restino sul viso tracce di nero. Che si tratti di frecce già spuntate, dal Gip, dalla Cassazione, dal Tar, non conta, non devono fondare delle verità, devono solo creare confusione e disorientamento: se lo colpiscono così duramente, si dirà, ci sarà bene un motivo, e poi hanno in mano delle carte, addirittura un corposo documento della Guardia di Finanza di Locri…
Peccato che si tratti non di un documento che esce dal processo, ma di una notizia di reato, dunque un documento d’indagine del 2016, su cui appunto il Gip si è già espresso negativamente al momento di decidere le misure cautelari ad ottobre 2018.
Ma domenica scorsa, 21 luglio, il Giornale ha pubblicato un articolo a firma di Michel Dessi, dal titolo: “Cosi Mimmo Lucano andava a caccia dell’immunità parlamentare” Lucano si sarebbe sentito braccato, a corto di fondi perché i rubinetti dello Stato si erano chiusi; per questo avrebbe mendicato una candidatura, ovviamente in combutta con Laura Boldrini, ma alla fine nemmeno LEU ne avrebbe voluto sapere.
È il classico caso del troppo che stroppia. Già, innanzitutto perché i tempi non tornano; alle politiche del marzo 2018 Lucano era ancora sindaco a tutti gli effetti di Riace e combatteva le sue battaglie alla luce del sole per portare avanti il modello Riace; il fango consiste nell’interpretare conversazioni di allora alla luce della situazione di oggi, con la recente campagna elettorale per le europee ancora viva nel ricordo dei più. E soprattutto perché lo sanno anche i bambini che alle europee di maggio 2019 Lucano è stato sollecitato a candidarsi da tutte le forze politiche del centrosinistra e della sinistra, e allora sì che avrebbe tratto vantaggio dall’immunità parlamentare! Non poteva più fare il sindaco perché era reduce da tre mandati consecutivi, era ormai prossimo l’avvio del processo a Locri (11 giugno) e soprattutto era in esilio da ormai 8 mesi e questo gli provocava una grande sofferenza personale. Ebbene, immaginate un po’, questo signore che prima scalpita per farsi candidare, all’improvviso, quando più gli sarebbe convenuto, resiste a tutte le offerte, caparbiamente rinuncia a ogni candidatura e dunque anche all’eventuale corollario dell’immunità parlamentare e decide di candidarsi a consigliere comunale nella sua Riace.
Li ricordiamo i titoli dei giornali seri in quei giorni, al momento della chiusura delle liste per le amministrative: “Lucano dà una lezione a tutta la politica”, questa la sostanza dei commenti sulla sua decisione di rifiutare ogni candidatura alle europee. Ebbene, noi che abbiamo insistito fino all’inverosimile perché Mimmo Lucano si candidasse con la lista La Sinistra e che abbiamo dovuto arrenderci di fronte alla sua ferma decisione di non allontanarsi da Riace e dal processo, di fronte a queste accuse così deliberatamente non rispondenti al vero, così false e manipolate e così inverosimili per chiunque abbia seguito Lucano e la sua storia, non possiamo più tacere.
Vittorio Agnoletto, Piero Basso, Franco Calamida, Leo Fiorentino, Emilio Molinari, Basilio Rizzo, Guglielmo Spettante, Mariangela Villa