Giulio di Meo
Giulio Di Meo, nato a Capua (Ce) nel 1976, è un fotografo impegnato nel reportage sociale che porta avanti i propri progetti in modo indipendente. Crede nella fotografia come strumento per informare e denunciare e come mezzo di cambiamento personale, sociale e politico. “E’ questa la mia fotografia, quella che amo e che mi piace definire “sociale”; una fotografia fatta di lotta, rabbia, indignazione ma anche di amore, passione, speranza….una fotografia impregnata da un’intensa umanità”. Da una decina di anni cerca di promuovere, attraverso incontri e workshop, in Italia e all’estero, un nuovo modo di vivere la fotografia, sostenendo un'idea di reporter che non si limiti a informare ma che agisca concretamente e attivamente nelle realtà che documenta. A partire dal 2003 lavora al progetto fotografico Riflessi Antagonisti sulle realtà e lo sfruttamento dei paesi latinoamericani e dal 2006 a Obiettivo Sahrawi sulle condizioni di vita nei campi profughi. Tra i suoi reportage: del 2005 Riflessi Cubani offre stralci di quotidiano sull'isola e del 2006 Tra cielo e terra, sulla vita nelle Favelas di Rio de Janeiro. Nel 2007 realizza, per il cinquantesimo anniversario dell’Arci, il libro Cinquant’anni di sguardi, un viaggio attraverso i circoli in Italia. Del 2008 sono i lavori Casa Luzzi, vive, documentario fotografico dell'occupazione di un ex-ospedale di Firenze da parte di 350 famiglie di immigrati e Fiori di strada sulla vita delle prostitute di Bologna. Nel 2011 torna ad occuparsi del Brasile con i lavori sulla favela Rocinha di Rio de Janeiro e sulla comunità Dandara di Belo Horizonte. Nel gennaio 2013 pubblica il libro Pig Iron, le cui immagini raccontano le gravi ingiustizie sociali e ambientali commesse dalla multinazionale Vale negli stati brasiliani del Pará e del Maranhão, tra i più poveri del Paese. Negli anni, inoltre, ha realizzato mostre, calendari, poster e incontri al fine di raccogliere fondi per i numerosi progetti sociali che si muovono intorno alle realtà di cui si è occupato nei suoi reportage.
www.giuliodimeo.it