La prima reazione di Matteo Salvini al salvataggio di 54 persone da parte del veliero Alex di Mediterranea denota un penoso misto di megalomania e infantilismo: “Vogliono venire in Italia per rompere le palle a me e al governo italiano e io in Italia farò di tutto per non farceli venire”. Da una parte una specie di Re Sole moderno, convinto che tutto il mondo ruoti intorno a lui, dall’altra un bambino viziato che fa i capricci e si lascia andare a insulti e minacce quando le cose non vanno come vuole lui.
Di Maio non è da meno: “Le Ong hanno trovato il loro palcoscenico e iniziano lo show sulla pelle di questi poveri disperati” accusa, dando degli incoscienti a quelli che usano una barca a vela per “andare in Libia a prendere le persone e vengono qui a sfidare l’Italia.” Peccato che Mediterranea non avesse altra scelta, visto che la Mare Jonio, una nave molto più grossa di Alex, è ancora sotto sequestro. Poi fa il verso a Salvini ribadendo la necessità di “difendere i confini” (da neonati e donne incinte?) e contraddice il suo stesso Ministro degli Esteri (che qualche giorno fa aveva ammesso che non ci sono porti sicuri in Libia) sostenendo che i migranti si potevano portare là.
In contrasto con questo squallido teatrino, le descrizioni che arrivano dal veliero Alex sono drammatiche: “La situazione a bordo è insostenibile. Sono solo le 10 del mattino, ma il sole è a picco, stiamo cercando di fare ombra ai naufraghi. Sono soprattutto le donne a stare male nonostante le cure della dottoressa”.
Poi le cose cominciano a muoversi: “Dopo una visita a bordo dei medici SMOM” riferisce Mediterranea, “è in corso l’evacuazione a bordo di motovedetta CP300 della Guardia Costiera delle prime 13 persone salvate. Sono i soggetti più vulnerabili (bambini, donne) e le loro intere famiglie. La Alex non è attrezzata per garantire a lungo la sicurezza di un numero così alto di persone. È stata costretta a imbarcare i naufraghi per una questione di vita o di morte” aggiunge.
Malta si dichiara poi disponibile ad accogliere i migranti a bordo dell’Alex e stringe un accordo con l’Italia per trasferirne lo stesso numero da La Valletta. Ancora una volta le persone salvate vengono trattate come pacchi postali, da spostare da un luogo all’altro come niente fosse. “Veniteli a prendere” invoca comunque Alessandra Sciurba, portavoce di Mediterranea Saving Humans. “Siamo grati a Malta per la disponibilità, ma il veliero Alex non è in grado di navigare per oltre cento miglia. Le caratteristiche della nave non consentono di affrontare la traversata verso Malta, ma siamo disponibili a trasferire i naufraghi su motovedette maltesi o della Guardia Costiera Italiana” spiega.
“Abbiamo prestato assistenza medica alle persone a bordo del veliero Alex” dichiara intanto Open Arms. “Abbiamo offerto la nostra imbarcazione per accompagnarle a Malta. Malta ci ha risposto che il porto per noi è chiuso per motivi politici. La Spagna tace. Chi è rimasto a difendere il diritto del mare e la vita?” si chiede l’Ong spagnola.
Purtroppo l’ennesimo braccio di ferro sulla pelle di persone stremate e vulnerabili continua, contrapponendo versioni opposte tra Salvini e i volontari della Ong. “Mediterranea rifiuta l’offerta del governo italiano, ovvero il trasbordo degli immigrati per condurli a La Valletta, a condizione che in porto entri anche l’imbarcazione della ong Alex. E’ una provocazione, una scorciatoia per dribblare le norme di un altro paese membro dell’Unione Europea. Vogliono l’impunità” accusa Salvini.
“Avevamo chiesto di essere scortati con rifornimenti di acqua cibo, di non essere sottoposti ad alcuna misura restrittiva e di non entrare alla Valletta ma trasbordare le persone in acque internazionali. Ci hanno detto, dopo aver sentito Malta, che non c’era problema” ribatte Mediterranea.
Poi fornisce un ulteriore chiarimento in un post pubblicato sulla pagina Facebook: “Non è vero che abbiamo rifiutato Malta e non cerchiamo impunità. Non è vero che Alex ha rifiutato di andare a Malta. Ha accettato La Valletta come porto sicuro da ieri notte, pur nella consapevolezza dell’assurdità di non permettere lo sbarco nel porto sicuro più vicino di Lampedusa. Questo per preservare i naufraghi a bordo dallo spettacolo indecente di giorni di trattative in mare.
Quello che abbiamo chiesto sono però delle garanzie per la sicurezza dei naufraghi e per la nostra, tra le quali quella di navigare con a bordo solo con 18 persone equipaggio incluso, perché questo è il numero massimo di portata della nostra barca a vela.
Abbiamo chiesto inoltre di poter sbarcare le poche persone migranti che avremmo così a bordo al limite delle acque territoriali maltesi. Questo perché da Italiani non vogliamo essere sottoposti al regime di un paese straniero che in passato ha sequestrato le navi della società civile senza alcuna procedura di trasparenza.
Questo non significa affatto cercare impunità, perché cerca impunità chi ha commesso dei reati, e non è questo il nostro caso. Abbiamo persino rispettato il divieto di non entrare in acque italiane, nonostante un giudice abbia appena chiarito che il decreto sicurezza bis non si applichi alle navi che hanno effettuato un soccorso.
Ma forse è questo il problema del governo italiano, non avere sponda per attaccarci. E per questo cerca di ordire trappole altrove, con un assurdo scambio di ostaggi (Italia prende 50 migranti da Malta in cambio di quelli che abbiamo a bordo) con un’operazione crudele e anche economicamente ingiustificabile.
Lo avremmo fatto comunque, andare a Malta, per la sicurezza delle persone a bordo che alle 22 di sera restano senza cibo, dopo quello portato stamattina. Per tutti noi le condizioni igienico sanitarie sono ormai al collasso e non ci è stato nemmeno fatto un carico di acqua dolce come richiesto.
Restiamo in attesa di risposta dalle autorità italiane, perché fino ad ora (fatta eccezione per comunicati stampa che mentono spudoratamente) restiamo senza alcuna risposta formale alle nostre richieste. La situazione non sarà gestibile ancora a lungo“.
Nel frattempo si apre un nuovo terreno di scontro: “Questa mattina, la nave Alan Kurdi ha avvistato un gommone blu che trasportava 65 persone, a circa 34 miglia dalla costa libica. Le persone sono state evacuate e ora sono a bordo della nave. Le autorità libiche non rispondono” scrive il 5 luglio sul suo profilo twitter la ong battente bandiera tedesca Sea Eye, in missione con la nave ‘Alan Kurdi’ nel Mediterraneo. “La Alan Kurdi è adesso in navigazione verso nord e attende una risposta dalle autorità italiane e maltesi per individuare un porto sicuro nel quale far sbarcare i migranti”.
La risposta di Salvini è il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane, con la solita, assurda indicazione di “fare rotta verso la Tunisia o verso la Germania”.
La mattina del 6 luglio arriva la replica di Sea Eye: “Con 65 persone soccorse a bordo ci stiamo dirigendo verso Lampedusa. Non siamo intimiditi da un ministro dell’interno, ma siamo diretti verso il più vicino porto sicuro. Si applica la legge del mare, anche quando qualche rappresentante di governo rifiuta di crederlo.”
Per tutto la giornata del 5 luglio si sono moltiplicate le iniziative di sostegno e solidarietà nei confronti di Mediterranea e Sea Eye, con presidi a Milano, Roma, Genova e Bologna. A Milano il presidio permanente convocato in piazza del Duomo continuerà a oltranza fino a quando non sarà garantito lo sbarco in un porto sicuro a tutte le persone che si trovano ancora in mezzo al mare. Gli organizzatori invitano a portare materassini, acqua e generi di conforto, in previsione di una notte sul sagrato del Duomo.