Dal 2005 si calcola che ammonti a 171 miliardi di euro il contributo di una ventina di grandi banche mondiali al comparto del carbone. In questo gruppo, tra i primi dieci istituti di credito europei, figura anche l’Unicredit con un totale di oltre cinque miliardi. Tra i progetti più controversi sostenuti dalla più importante banca italiana c’è la centrale di Sostanj in Slovenia. I gruppi della società civile domandano a Unicredit di ritirare il suo finanziamento per Sostanj, molto discusso sia per gli impatti ambientali che provoca che per la dubbia fattibilità economica. Il governo sloveno, infatti, non appare molto interessato, mentre la polizia locale sta conducendo un’indagine per far luce su possibili accuse di truffa connesse al progetto.
Il carbone è il principale responsabile dei cambiamenti climatici per l’utilizzo che se ne fa nelle centrali per produrre energia elettrica, e provoca danni irreparabili all’ambiente. L’estrazione, la combustione, lo smaltimento dei residui materiali del carbone causano impatti devastanti sull’ambiente, la salute delle persone e il tessuto sociale delle comunità che vivono vicino alle miniere, alle centrali e alle zone di smaltimento.
“In un periodo in cui la crisi climatica ha raggiunto livelli allarmanti, l’Unicredit continua a finanziare la costruzione di centrali elettriche alimentate a carbone, il principale colpevole dei cambiamenti climatici” ha dichiarato Giulia Franchi della CRBM. “Così facendo la banca alimenta modelli energetici distruttivi, e perde un’opportunità fondamentale per sostenere lo sviluppo di fonti rinnovabili e di un modello più sostenibile. E’ giunto il momento che Unicredit trasformi in azioni concrete le sue proclamate credenziali verdi e dia un chiaro segnale di discontinuità col passato, cominciando col ritirare il proprio sostegno finanziario alla costruzione della centrale di Sostanj in Slovenia” ha concluso la Franchi.