La sharing economy è un tema fondamentale nella trasformazione sociale ed economica delle nostre società. La particolarità dell’home sharing però riguarda il suo effetto sulle città, con lo svuotamento dei quartieri da parte dei residenti e la conseguente chiusura di negozi locali. Ecco l’analisi di Openpolis.
Il fenomeno dell’home sharing è cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi anni modificando il modo di viaggiare di milioni di persone. La diffusione di questo nuovo modo di affittare abitazioni però ha un impatto significativo sulle città. Il numero di abitazioni presenti sul mercato per i residenti infatti si riduce e i prezzi aumentano incentivando fenomeni di gentrificazione dei quartieri e delle principali mete turistiche.
Analizzare il fenomeno dell’home sharing con i dati
Il principale sito di home sharing è AirBnb con oltre 6 milioni di inserzioni in 191 paesi. Il sito però non rilascia dati pubblicamente e quindi per analizzare il fenomeno degli affitti brevi e la loro diffusione tramite questa piattaforma è necessario ricorrere ad altri metodi.
Inside Airbnb è un portale nato proprio per diffondere pubblicamente questi dati, in modo che possano essere utilizzati per fare analisi sia da parte di privati che, a maggior ragione, da parte delle amministrazioni pubbliche che vogliono regolamentare la materia. Sul sito oltre a scaricare i dati, possono essere trovati report molto interessanti su diverse città turistiche. Da segnalare l’approfondimento del 2017 curato dal fondatore del sito su New York, la città dove abita, e l’aggiornamento all’anno successivo. Rispetto all’Italia, di particolare interesse è il Bollettino Venezia, curato da Alice Corona e aggiornato mensilmente.
Chi è Murray Cox – Il creatore di InsideAirbnb
Inside AirBnb è stato fondato da Murray Cox, vice presidente di una startup tecnologica, che si occupa del sito per passione. Un articolo di Bloomberg ci racconta meglio questa figura, i suoi rapporti con alcune municipalità, a cui fornisce i dati necessari a studiare il fenomeno ed elaborare politiche pubbliche, e soprattutto con Airbnb, tra diffidenza e difficili tentativi di dialogo.
L’airificazione delle città
Se le comuni piattaforme della sharing economy incidono sulle dinamiche sociali ed economiche, la particolarità di AirBnb è l’effetto ulteriore che produce sulle città. Aumento dei prezzi delle abitazioni e il conseguente svuotamento dei quartieri storici da parte dei residenti sono fenomeni che, nelle principali mete turistiche italiane, sono iniziati ben prima dell’avvento dell’home sharing.
Un problema quindi che non nasce con Airbnb ma che si alimenta grazie alla facilità del mezzo, esacerbandone effetti e criticità. Tutti questi temi sono stati affrontati dal Laboratorio Dati Economici Storici Territoriali dell’Università di Siena in uno studio dal titolo “The airification of cities”.
L’argomento che il turismo di massa incentivi un modello di sviluppo squilibrato per il territorio, oltre che materia di ricerca accademica, è un tema tipico di vari movimenti di base e lotta per la casa. Non a caso una delle città dove la protesta contro Airbnb è stata più forte è Barcellona, il cui sindaco proviene proprio da questi movimenti.
Airbnb e il fisco
Dal punto di vista del decisore pubblico sono principalmente due i temi da considerare quando si tratta di home sharing. Da un lato l’effetto sulle città, dall’altro la questione fiscale. Il managment di Airbnb si è sempre detto disposto ad affrontare positivamente il tema, tuttavia quando delle città o dei governi hanno tentato di regolamentare la materia della tassazione si sono spesso trovati ad affrontare l’opposizione del colosso tecnologico nelle aule di tribunale. The Wired ha dedicato un articolo ricostruendo lo scontro tra Airbnb e varie amministrazioni locali degli Stati Uniti.
In Italia nel 2017 il governo Gentiloni ha provato a disciplinare la materia prevedendo la cedolare secca per gli affitti di durata inferiore a 30 giorni (dl. 50/2017). Anche in questo caso però Airbnb ha fatto ricorso e ne è nato un lungo contenzioso arrivato fino al Tar del Lazio che però, a febbraio, ha respinto il ricorso della piattaforma.
L’home sharing in versione cooperativa
Nel mondo della sharing economy esistono però anche realtà che cercano di offrire alternative cooperative alle pratiche estrattive dei colossi che attualmente dominano il mercato. Nel settore del home sharing un esempio è quello di FairBnb.
Si tratta di una cooperativa su piattaforma che vuole offrire un servizio di affitto a breve termine alternativo a Airbnb, per contrastare gli effetti negativi del turismo peer-to-peer e ridirigere parte del plusvalore che esso genera direttamente a vantaggio delle comunità che lo ospitano.