Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera di replica di Antonio Ardiccioni riguardante l’articolo “Street art ecologica a Firenze” di Raffaella Ganci pubblicato ieri su Pressenza.
Gentile Dottoressa Ganci,
sono Antonio Ardiccioni, uno dei fondatori di Multiverso Coworking Network, la struttura che ha promosso la Jam nel sottopasso tranviario lo scorso 21 Maggio.
Le rispondo personalmente – senza coinvolgere la nostra società, né tanto meno il Comune di Firenze – perché lo stimolo che ha proposto con il suo articolo è innanzitutto di natura intellettuale e – subito dopo – politica.
Vorrei prima di tutto farle i complimenti – senza piaggeria né sarcasmo – per il suo contributo al dibattito: dal suo articolo emerge un interesse autentico, documentato e approfondito sulla questione, nonché uno stimolo profondo alla scena underground e ai referenti istituzionali.
In secondo luogo vorrei confermare alcune sue osservazioni e dunque ammettere alcuni nostri errori o limiti nella progettazione e nella gestione dell’iniziativa:
- L’utilizzo della vernice “ecologica” era già stato sperimentato da noi sulla facciata di una scuola di Sesto Fiorentino, in esterno, con il supporto dell’Ikea Store e del Comune di Sesto Fiorentino. In quella circostanza l’artista era intervenuto con l’utilizzo esclusivo della vernice e aveva 3 giorni per stendere diverse “mani” di vernice.
- Eravamo pienamente consapevoli della difficoltà di utilizzo della vernice in slot di 3 ore separate da 24h di pausa (dovute al ripristino del traffico tranviario), soprattutto con la somministrazione del pigmento. Proprio per questo motivo è sempre stato previsto che una buona parte degli interventi fossero a spray e che per tutti fosse comunque disponibile la vernice convenzionale, così da evitare il completo fallimento dell’intervento.
In questo senso e non essendo certi del risultato ammettiamo che sia stata data troppa enfasi al carattere “ecologico” dell’iniziativa, vittime forse di un’enfasi di spettacolarizzazione da cui siamo troppo spesso attratti.
D’altra parte mi pare anche lei vittima di questa attrazione:
- Proporre come chiave di lettura della dinamica in atto quella del passaggio da incendiari a pompieri è un espediente retorico molto efficace giornalisticamente, ma non se si ha effettivamente a cuore l’agibilità dei soggetti e dello sviluppo culturale di una scena e di una comunità.
- Per quanto probabilmente il suo obiettivo fosse il Comune di Firenze, il rischio è quello di colpire, dividere e frammentare la scena underground fiorentina, le micro imprese e i freelance che cercano quotidianamente di realizzare elementi di innovazione sociale e culturale in città.
- Dal mio punto di vista sono passati 20 anni, ovvero dalla prima contestazione no global di Seattle nel ’99, da quando ho iniziato ad appiccare incendi – più o meno simbolici. In questa città abbiamo spaccato muri, portoni, proprietà pubbliche e private, sempre guardando al valore culturale e politico che queste azioni potessero scatenare e replicare: è proprio per questo – credo – che godiamo ancora oggi di un certa autorevolezza sulla scena e che queste critiche, più che dai b-boy, giungono dalle colonne di un giornale.
- Negli ultimi anni, dopo aver affrontato a testa alta e senza sconti le conseguenze fisiche e legali del nostro agire, abbiamo cercato di continuare a trasformare la città e la società dalle seconde linee, con strutture legali e formalizzate secondo gli standard della società di mercato in cui viviamo: abbiamo creato micro imprese e studi associati di professionisti che – oltre alla loro attività ordinaria e di sopravvivenza – mettano a disposizione spazi, risorse e un po’ di esperienza verso le giovani realtà più o meno insorgenti.
- La nostra mission è quella di proporre – prima dei giudizi e delle valutazioni – dei dispositivi operativi accessibili e agibili dal maggior numero di soggetti possibile, in particolare da quelli che non hanno risorse patrimoniali e relazionali consolidate, mettendo a disposizione l’agibilità che ci siamo costruiti negli anni per produrne di nuova.
Bene. Ridurre quello che le ho appena descritto ad una regressione da incendiari a pompieri rischia di direzionare sull’obiettivo sbagliato lo spiccato senso critico che lei espone nel suo articolo e che l’elite intellettuale-radicale di cui lei fa parte potrebbe rivolgere a costruire dispositivi di agibilità e crescita per gli incendiari di domani.
Colgo dunque l’assist retorico che mi serve su un piatto d’argento per rispondere che se è vero che spargiamo acqua, innaffiamo giardini . Non spegniamo incendi.
Infine – non essendo chiamato a svolgere difesa di ufficio degli altri soggetti citati, le rendo noto per suo personale interesse che l’Assessore Vannucci – titolare anche della delega alla toponomastica – ha proposto e fatto approvare in Giunta una targa per Idy Diene e l’intestazione di un giardino pubblico a Samb e Diop.
Ninotchka store – che ha curato il coordinamento degli artisti – non ha mai avuto pretese curatoriali, ma è da 20 anni il punto di riferimento della scena underground fiorentina ed ha coordinato alla grande una Jam che presentava molte difficoltà, che è sempre voluta essere solo una jam, rispettando le regole della strada, gli artisti coinvolti e quelli che erano intervenuti illegalmente prima di noi.
La tolla da 10 kg di vernice ecologica copre, una volta resa liquida, 120 mq di superficie e non 10-12 come da Lei scritto.
Antonio Ardiccioni
Ed ecco la replica dell’Autrice
Gentilissimo,
la ringrazio per gli apprezzamenti al mio articolo e comprendo la sua difesa d’ufficio. Tuttavia, permangono gli interrogativi culturali ed etici connessi all’utilità e alla responsabilità dell’operare nello spazio pubblico.
L’aforisma, “si nasce incendiari e si finisce pompieri”, esprime in sintesi una riflessione su una forma d’arte che in base a come viene esercitata rischia di svuotarsi di senso e, così facendo, di ‘colpire, dividere, frammentare’ e aggiungerei svilire la scena tutta, non solo quella fiorentina. Mi auguro che il dibattito e il confronto continuino e si amplino per avviare una riflessione che coinvolga tutti.
Corretta la sua osservazione sul refuso quantità di vernice per metro quadro.
Raffaella Ganci