Ho l’impressione che i commenti dei risultati elettorali, che rendono con evidenza l’immagine di un’Italia senza sinistra, o quasi, a livello politico-istituzionale (continuo a pensare al PD come un partito di centro), lascino abbastanza in ombra il fatto gravissimo di un espandersi di pensieri, sentimenti e azioni razziste e fasciste nell’ambito delle istituzioni e nel tessuto sociale.
Ora più che mai dovrebbe scattare un allarme rosso in grado di mobilitare energie:
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nel mondo intellettuale, dove prevale invece un certo distacco dalle miserie della politica – una sorta di “puzza al naso” che finora ha tenuto sull’Aventino persone impegnate in altri periodi a sostenere le ragioni della democrazia costituzionale -,
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nella realtà della scuola, che ha reagito al disotto dell’urgentemente necessario a fatti gravissimi quali la sospensione dell’insegnante di Palermo,
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nelle organizzazioni sindacali, che non possono rimanere nel chiuso delle singole vertenze di fronte al paese che va alla deriva,
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nelle associazioni e nei movimenti (delle donne, scese in campo con “Una di meno”, delle giovanissime e dei giovanissimi, in piazza contro l’emergenza climatica, degli irriducibili antirazzisti e pacifisti che continuano, sepure isolati, nella loro azione di denuncia dei pericoli che ci sovrastano), in quante/i, cioè, stanno portando avanti iniziative encomiabili senza accorgersi però del clima autoritario e fascista che rischia di soffocarli.
La destra, quella più reazionaria, razzista e fascista, è ormai egemone senza un contrasto serio, all’altezza della sfida.
Anzi, da più parti si mette in dubbio che la parola sinistra abbia ancora un senso.
La destra avanza, quindi, e la sinistra non c’è quasi più, travolta dai suoi errori e dalla diffidenza nei confronti della politica, in gran parte giustificata, di coloro che dovrebbero sostenerla.
Eppure, c’è nella società qualcosa di vitale
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che si muove, che dà luogo ad esperienze ed iniziative solidali, di accoglienza, inclusive,
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che parla ed agisce contro la disumanità che sta prendendo sempre più campo,
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che difende i principi costituzionali ed opera per attuarli.
Non ha quasi nessun riferimento, questa parte d’Italia, negli assetti politico-istituzionali e finora, come ho già accennato, non è stata capace, o non ha avvertito l’esigenza, di rimettere insieme le sue articolazioni, frammentate e spesso incomunicanti, per far fronte all’emergenza fascista.
E’ proprio da qui che bisognerebbe ripartire per ricomporre una massa critica in grado di competere sul piano dell’egemonia culturale con il pensiero oggi prevalente, di influire sul senso comune, di ricostruire quella sinistra capace di interloquire con chi vive in condizioni di emarginazione, con gli/le abitanti delle periferie oggi abbandonate ai peggiori influssi razzisti, con quella parte di popolazione che subisce il fascino dei vari populismi o, disillusa, si allontana dalla politica.
I grandi temi di oggi, quelli che mettono a rischio la sopravvivenza della Terra e del genere umano – e cioè l’emergenza ambientale e climatica, la violenza bellica che continua a sconvolgere vaste parti del pianeta, le migrazioni in gran parte conseguenza dei 2 punti precedenti -, sono dovuti al sistema capitalistico e patriarcale dominante.
Abbiamo 2 strade di fronte, una che comporta più violenza e più distruzioni (fino a quella globale), l’altra che mette in discussione il sistema sulla base di una visione della società alternativa a quella attuale, secondo un’impostazione propria della sinistra (e dentro ci stanno:l’ambientalismo, il pacifismo, l’antirazzismo, il femminismo, le iniziative accoglienti, solidali, inclusive, l’azione nonviolenta, quella che si contrappone all’indifferenza ed opera per il cambiamento).
Il contrasto netto al fascismo è la premessa urgentemente necessaria perché si possa mantenere aperta la seconda strada.
Per questo occorre:
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prendere atto fino in fondo di quanto sta avvenendo,
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sollecitare la mobilitazione antifascista delle energie (culturali, sociali, politiche) ancora addormentate,
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ricostruire la capacità politica di incidere a sinistra attraverso un processo costituente (un tempo, per dare il senso della ricerca di modalità e contenuti nuovi, si usava questo termine, poi caduto in disuso – ma penso che sarebbe il caso di recuperarlo -) in grado di rapportare tutte quelle energie e quelle risorse citate in precedenza, e tante altre ancora, a quanto di valido rimane delle lotte e delle elaborazioni del movimento operaio.
Antifascismo, antirazzismo, difesa intransigente del senso di umanità, oggi sotto un continuo attacco da parte delle istituzioni: questi sono gli elementi da cui ripartire per un’azione di resistenza in grado poi di passare all’offensiva. Per uscire da una situazione veramente grave, di cui forse non ci siamo ancora resi ben conto.