Nel documento, che porta la firma dell’avvocato Keis Nasser si sottolinea che le raccomandazioni espresse dal comitato Trajtenberg per le riforme socioeconomiche “non portano alcuna soluzione per il problema della carenza di alloggi nella comunità palestinese”.
Basato su sopralluoghi, interviste e documenti del ministero degli Interni israeliano, il rapporto evidenzia i numerosi ostacoli che impediscono lo sviluppo di centri e villaggi palestinesi sul territorio israeliano. “Tali ostacoli – è sottolineato – che impediscono alla comunità araba di espandersi in maniera lecita, la costringono a costruire abitazioni abusive, sempre a rischio demolizione”.
Per esempio il documento – di cui il quotidiano Haaretz risporta ampi stralci – cita la sospensione da parte del Distretto settentrionale per la pianificazione urbanistica delle costruzioni in 26 tra villaggi e conglomerati per “inadeguato sistema fognario”. Un cane che si morte la coda poiché, denuncia il rapporto “le risorse necessarie per migliorare le infrastrutture civili sono rese inaccessibili ai palestinesi dall’amministrazione centrale”.
Nel presentare il rapporto, il direttore di Dirasat Yousef Jabarin ha citato la “massiccia e progressiva confisca di terreni alle famiglie palestinesi” tra le cause della penuria di abitazioni per la comunità araba.
La riforma delle abitazioni – che prevede oltre alla realizzazione di case popolari anche pesanti sanzioni per le società di costruzione che cercano di speculare sulla crisi immobiliare – rientra in un vasto programma di riforme disegnato attorno alle raccomandazioni del comitato Trajtenberg “per il cambiamento economico e sociale”. Il comitato era stato creato dal primo ministro Netanyahu per andare incontro alle richieste della classe media e dei giovani, scesi in piazza nei mesi scorsi per lamentare l’aumento dei prezzi delle case e il carovita.