Se fosse per gli schiaffoni e le botte che ho dato loro, mi potrebbero pure portare via in manette e condannare all’ergastolo. Ho affrontato molti di questi banditi a bastonate e sparandogli addosso.
Questi maledetti devono essere trattati a bastonate e spari in faccia. Come il caporale che presiede questa seduta: ha sparato nel culo di un vagabondo che stava assaltando una famiglia per bene. Adesso, ci sono questi stronzi che si mettono a criticare quando si manda un vagabondo all’inferno, come quella giornalista imbecille che, quando la polizia ne ha uccisi dodici in una volta, si è stupita ad alta voce: ma non è morto nessun poliziotto? Grazie a Dio.
Avrebbero potuto morirne 15, 20 di banditi e non di poliziotti, grazie a Dio, abbiamo la tecnica, siamo preparati per il combattimento. Voglio congratularmi adesso con l’equipe della Truppa Scelta e del Battaglione locale: mandare dodici banditi all’inferno; e mi congratulo anche con il governatore, e il presidente Bolsonaro, che attraverso i social hanno comunicato la loro soddisfazione e compiacimento verso questi poliziotti. Ecco che adesso arrivano questi stronzi a criticare dicendo che non è stata aperta neanche una inchiesta. Che inchiesta bisogna fare se sti vagabondi sono armati perfino di fucile e mitragliatrici e adesso si trovano sul tavolaccio dell’obitorio: non devi indagare niente, devi archiviare e basta. Su questo non c’è alcun dubbio. E io come deputato federale farò di tutto, anche a costo di morire, anche a costo di ammazzare qualcuno qui in quest’aula, ma io sempre difenderò la polizia e condannerò i banditi vagabondi, che vadano tutti all’inferno, compresi i loro capi: io non ho paura, sono già stato operato al cuore, il medico ha detto che posso anche morire, e allora me ne sbatto i coglioni di questi delinquenti, che vadano tutti all’inferno.
Grazie e viva la polizia, viva gli agenti, che lavorano in pessime condizioni, e che continuino a riempire le prigioni in modo che i nostri fratelli guerrieri, gli agenti di custodia, possano dare ai carcerati quello che si meritano, perché l’unico bandito buono è quello morto: da vivo e in prigione è una spesa inutile, e quando liberato è un grande problema per la società. L’unico bandito buono è quello che sta all’inferno. E a chi non piace quello che dico venga qui a dirmelo in faccia. Forza e Onore. Gloria a dio nell’Alto dei Cieli.
Non siamo al bar sotto casa tra gli ubriachi reduci da una notte di bagordi. Siamo in parlamento, durante la sessione in cui si discutono le nuove regole per la pubblica sicurezza. Un deputato fa il suo discorso. Poco prima, con parole simili, il presidente aveva già manifestato il suo giubilo per l’azione delle truppe speciali terminata con dodici morti. Gloria a Dio nell’alto dei cieli.
Con questo intercalare sono soliti chiudere i loro discorsi i deputati eletti con il voto delle chiese evangeliche, base e zoccolo duro del governo. Sono loro che dettano l’agenda nazionale ed è guardando a loro che il governo definisce le priorità. Sorte come funghi nelle periferie abbandonate, le chiese evangeliche, apparentemente autonome, seguono una linea precisa di intervento sociale.
Utilizzando ciò che rimane dell’immaginario religioso africano, camuffato sotto il manto dell’evangelismo di marca statunitense, fanno proseliti a migliaia, operando miracoli di cure divine in cui i paralitici tornano a camminare e i ciechi a vedere.
Ma la loro forza sta tutta nello slogan Deus é fiel, Dio è fedele. Fedele alla promessa che ti ha fatto, una promessa composta di successo personale e benessere economico. Una fede fai da te, la cui “teologia della prosperità” perfettamente inserita nel mercato neoliberista, promette l’ascensione sociale immediata. Basta crederci e pagare la decima.
Il deputato Sargento Fahur cavalca l’onda del successo in grande stile. Si appoggia alle parole di morte presidenziali e al dio vendicatore che aspetta solo il tuo bonifico per ripagarti cento volte di più, e in parlamento parla come fino a ieri avrebbe parlato al bar sotto casa, ma oggi è perfettamente sobrio.
Le parole presidenziali però vanno oltre. Le parole presidenziali danno la licenza di uccidere ai latifondisti che vedano minacciata la loro proprietà, possono uccidere e non saranno puniti.
Non esiste un primo giorno, non esiste quel giorno specifico in cui una dittatura ha il suo inizio. Quando ce ne si accorge è troppo tardi. Quando quelle parole impensabili nella bocca di uomini di Stato sono ormai dette normalmente, pacchia, legittima difesa, difesa confini, invasione, proprietà privata, comunisti col rolex, radical chic, Rom censimento; quando all’odio e al rancore popolari viene indicato un bersaglio facile da colpire, alla dittatura ci siamo in mezzo, anche se le istituzioni democratiche continuano a funzionare. Tutto normale appunto. Pacchia rom barconi bambini sparare difesa invasione rolex scorta pagata da noi, e istituzioni che continuano a funzionare nell’inerzia di una annoiata e consueta normalità.
E siccome tutto è normale, da oggi le università federali riceveranno il trenta per cento in meno dei fondi previsti dalla legge. D’altronde lo sanno tutti che le università federali sono un covo di sovversivi in cui vige la più completa promiscuità, in cui tra gente tutta nuda bazzicano gli integranti del Movimento dei Senza Terra. Il ministro e il presidente non hanno ancora spiegato cosa significa la loro affermazione, come se non ci fosse un piano di investimento, una regola legale prevista dalla costituzione, come se la volontà presidenziale di vendicarsi degli avversari potesse prevalere sulla prassi democratica. Non ce n’è bisogno. La stampa connivente divulga la pacchia nelle università federali come nel bar sottocasa la gente tutta nuda e il Movimento dei Senza Terra i rom barconi la scorta che paghiamo noi coi nostri soldi: nella più annoiata e consueta normalità.