Una macchia indelebile sulla storia del Parlamento italiano: 19 deputati presenti, un’immagine desolante della Camera dei Deputati vuota. Come un’informale riunione di condominio senza l’obbligo del numero legale.
Così il 29 aprile è iniziata la discussione sull’istituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla “morte” (sic) di Giulio Regeni.
Sarà stata pure una data infelice, un lunedì insieme post-elettorale e pre-elettorale in una settimana di lavori ancora più breve del solito per via della Festa del lavoro. Potranno citare Jake dei Blues Brothers e inventare tutte le scuse del mondo, dalla gomma a terra alle cavallette, ma quel giorno era dovere morale essere in tanti, in quell’Aula. Riempirla, dare un segno di vicinanza, di solidarietà, di attenzione. Dare per qualche ora l’idea che, nonostante i 39 mesi di ritardo, quella Commissione fosse una cosa seria.
L’immagine pubblicata da uno dei 19 deputati presenti, Filippo Sensi, dice invece che quella Commissione per la stragrande maggioranza dei parlamentari è una “varia ed eventuale”.
Del resto, con poche lodevoli eccezioni, nei tre anni e tre mesi trascorsi dal giorno in cui Giulio scomparve al Cairo, le azioni delle istituzioni italiane per pretendere la verità sono state esattamente quello: varie e, soprattutto, eventuali.