I video circolati in questi giorni mi sembrano delle evidenti montature. Nel campo del giornalismo di guerra ogni informazione è falsa fino a prova contraria. Deve essere scrupolo del giornalista documentarne la verità portando a supporto tutte le prove circostanziate che trasformino un video non attendibile in un video attendibile.
Ma in questo caso c’è l’aggravante della “tecnica” di ripresa: chiunque registri filmati anche amatoriali con il telefonino ottiene risultati migliori. Le immagini di questi filmati che ho visionato non sono a fuoco, corrono veloci in alcuni casi, in altri si soffermano a distanza su corpi di cui non si può dire nulla. Possono essere persone che sono stese lì ma che recitano. I trucchi cinematografici ci sono e funzionano quando vediamo i film. Quelle immagini possono essere girate ovunque. Con la diffusione dei cellulari delle tecnologie satellitari si è diffusa questa vaga idea che ci sarebbero attivisti in grado di far uscire “con il satellite” immagini raccapriccianti. Ma se questi attivisti sono così bravi a usare le tecnologie satellitari, come mai sono così incapaci di mettere a fuoco le immagini che un normale autofocus rende in automatico?
Appare evidente una tecnica di manipolazione delle immagini perché nessun telefonino, anche il peggiore, fornisce immagini così poco definite e incerte.
Il video de Il Giornale, poi, è un chiaro invito ad appoggiare l’Esercito Siriano Libero e la lotta armata, in aperta polemica con Kofi Annan.
Più propaganda di così…
Veniva Kofi Annan, non era gradito agli insorti, ed ecco che sbuca un filmato così.
Ma soprattutto è ovvio che se fossero stati i governativi non avrebbero lasciato tali prove nelle mani degli insorti.
E’ evidentissimo che si tratta di una propaganda militare.
Sono veramente stupito da come una montatura così evidente riesca a fare tanto rumore.
Infine: chi diffonde queste immagini ha il dovere di dimostrare la loro autenticità e di verificarne le fonti. E se le fonti non sono verificabili ha il dovere di dirlo e di porre il pubblico di fronte ad una corretta informazione, evidenziando l’aspetto dubitativo, così come si fa per le informazioni che provengono dal regime siriano. Senza questa doverosa operazione di verifica il giornalista viene meno alla Carta dei Doveri del Giornalista e ai suoi obblighi deontologici.
**Dalla Carta dei Doveri del Giornalista**
Le fonti
Il giornalista deve sempre verificare le informazioni ottenute dalle sue fonti, per accertarne l’attendibilità e per controllare l’origine di quanto viene diffuso all’opinione pubblica salvaguardando sempre la verità sostanziale dei fatti.
Nel caso in cui le fonti chiedano di rimanere riservate, il giornalista deve rispettare il segreto professionale e avrà cura di informare il lettore di tale circostanza.
In qualunque altro caso il giornalista deve sempre rispettare il principio della massima trasparenza delle fonti d’informazione, indicandole ai lettori o agli spettatori con la massima precisione possibile.
L’obbligo della citazione della fonte vale anche quando si usino materiali delle agenzie o di altri mezzi d’informazione, a meno che la notizia non venga corretta o ampliata con mezzi propri, o non se ne modifichi il senso e il contenuto.
In nessun caso il giornalista accetta condizionamenti dalle fonti per la pubblicazione o la soppressione di una informazione.
La Carta dei doveri del giornalista è un protocollo approvato l’8 luglio 1993 dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti