Alla luce delle dichiarazioni del Ministro dell’Interno secondo cui, dopo la sperimentazione in alcune città avviata nel settembre scorso, dal prossimo mese di giugno le pistole Taser saranno utilizzate in tutta Italia, Amnesty International Italia ha rinnovato le proprie preoccupazioni circa le possibili conseguenze dell’impiego di tale arma.
Il 20 marzo dello scorso anno, quando venne emanata la prima circolare da parte della Direzione anticrimine, l’organizzazione per i diritti umani aveva chiesto che, prima dell’introduzione di quest’arma, venisse effettuato uno studio sui rischi per la salute collegati al suo impiego e fosse garantita una formazione specifica e approfondita per gli operatori delle forze di polizia.
Pur se fossero state soddisfatte queste due richieste, aveva sottolineato Amnesty International Italia, il rischio di violazioni dei diritti umani non avrebbe mai potuto essere azzerato, come ampiamente verificato negli Usa, in Canada e in Olanda.
Ad oggi, dopo sei mesi di sperimentazione, il ministero dell’Interno ha solo reso noto il numero totale degli utilizzi, senza fornire nessun ulteriore dettaglio (età della persona, genere, provenienza, circostanze ecc.) sui singoli episodi di impiego e sui relativi esiti.
Inoltre, non risulta essere stato condotto (o, quanto meno, non è stato reso pubblico) uno studio rigoroso e indipendente sugli effetti sulla salute per stabilire le conseguenze dell’utilizzo della pistola Taser sulle persone, specie su soggetti potenzialmente a rischio.
Di fronte a un uso standardizzato delle pistole Taser da parte delle forze di polizia, compresa la polizia locale, Amnesty International Italia rinnova con urgenza le richieste fatte nel 2018 affinché siano adottate tutte le precauzioni e messi a disposizione i necessari studi medici onde scongiurare al massimo gli effetti letali di un’arma “non letale”.