Ieri era un fiume silenzioso di persone. Un fiume di cui non si vedeva la fine. Un fiume che ricordava i tanti, i troppi bambini morti di cancro a Taranto, i tanti, i troppi che sono in chemioterapia, i tanti, i troppi che scoprono di avere un problema che li accompagnerà per tutta la vita. I numeri dell’Istituto Superiore della Sanità (studio SENTIERI) documentato un +54% di tumori infantili a Taranto rispetto al resto della regione.
Fiorella Mannoia ha inviato questo contributo musicale https://tinyurl.com/y5m6c7fu
Ognuno ha la sua parte in questa grande scena.
Ognuno ha i suoi diritti,
ognuno ha la sua schiena,
chi ha torto o chi ha ragione
quando un bambino muore.
Siamo tutti berlinesi (“Ich bin ein Berliner”) disse nel 1963 John Kennedy.
La stessa capacità di immedesimarsi, di sentire il peso e di sentire la responsabilità, di provare l’orgoglio e la volontà di un riscatto dalla paura, vorrei che ci fosse anche per i bambini di Taranto, una città considerata spesso una questione locale (salvo poi a considerarla nazionale se si ferma la produzione di acciaio) e che oggi assurge invece a simbolo – dopo la sentenza di Strasburgo – delle responsabilità dello Stato, che non ha tutelato i diritti umani.
Siamo tutti tarantini, perché a Taranto vengono violati i diritti umani.
Non ho visto nessun Kennedy andare a Taranto e pronunciare queste parole.
Vorrei che questo fosse il grido che sorge da ogni città, un grido universale: siamo tutti tarantini.