“È stato importante dare il via proprio da La Spezia al mese di mobilitazione promosso dalla Rete Disarmo, Tavola della Pace, Sbilanciamoci! e tante altre realtà che culminerà il 25 febbraio nella giornata delle ‘Cento piazze d’Italia contro i caccia F-35’ perché siamo convinti che un segnale forte e chiaro contro un investimento così ingente e insensato debba venire dalla nostra città e provincia: un territorio il nostro che ha basato il proprio modello di sviluppo sulla produzione militare dimenticando altre urgenti priorità come purtroppo l’alluvione dell’ottobre scorso in Liguria ci ha dimostrato” – spiega Felicita Saccani, rappresentate del Gruppo di azione nonviolenta che insieme a numerose associazioni locali fa parte del “Comitato spezzino No F-35”.
Proprio sulle esigenze di effettiva sicurezza del territorio, per la reale difesa dell’ambiente e la protezione delle fasce sociali più deboli sempre più minacciate dalla crisi economica ha concentrato l’attenzione il colorato presidio tenutosi nella centralissima piazza Beverini della Spezia: campeggiava una gigantografia del caccia F-35 (nella foto) che, sollevandone le parti, mostrava i costi di ogni singola componente e, su un foglio distribuito ai passanti, veniva spiegato come si potrebbero impiegare quei soldi sia per opere pubbliche in città sia, soprattutto, a favore dei territori alluvionati delle Cinque Terre e della provincia. E poi palloncini e aquiloni con i colori della bandiera della pace a volteggiare nel cielo che, seppur minaccioso, ha trattenuto la pioggia.
Curiosissimi non solo i grandi ma anche i più piccoli: “Quanto costa il radar del caccia?” – chiedeva un bambino e rispondendo (10 milioni di euro) il papà spiegava che con quei soldi si potrebbe, invece, attuare il piano triennale di edilizia sociale e scolastica in città oppure acquistare un Canadair per interventi antincendio – che spesso colpiscono il territorio circostante – e soprattutto attuare gli interventi post-alluvione in un comune colpito come quello di Beverino.
“Le ferite del disastro sono ancora profonde sia nelle persone che nell’ambiente e, in un momento in cui l’attenzione si va affievolendo, è importante non dimenticare le popolazioni e manifestare solidarietà e vicinanza” – ricorda Antonello Pellegrotti, Sindaco di Pignone, uno dei paesi duramente colpiti dall’alluvione. “In un momento come questo in cui è impossibile per gli enti locali trovare da soli i fondi necessari per la ricostruzione è quanto mai urgente che il Governo ridefinisca le proprie priorità senza timore di tagliare quelle spese che non sono certo prioritarie” – aggiungeva Pellegrotti.
Ma c’è un altro motivo che collega La Spezia alla mobilitazione nazionale contro gli F-35. “Dal 7 febbraio associazioni e gruppi locali si attiveranno in tutta Italia a sostegno della campagna nazionale: la data è stata scelta perché proprio quel giorno di cinque anni fa (nel 2007 – ndr) l’allora Sottosegretario alla Difesa, Lorenzo Forcieri (eletto parlamentare nel collegio della Spezia) firmava a Washington il “Memorandum of Understanding” (protocollo d’intesa) per la partecipazione alla seconda fase del programma F-35” – spiega Giorgio Beretta, esponente della Rete Italiana per il Disarmo. “Dopo che abbiamo svelato che i documenti ufficiali non prevedono alcuna penale in caso di rinuncia, il Ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola è stato finalmente incalzato dai media riguardo all’acquisto dei 131 cacciabombardieri F-35. Il Governo deve decidere a breve e chiediamo che in Parlamento vi sia un ampio e chiaro dibattito su tutta la faccenda” – conclude Beretta.
Nei giorni scorsi in soccorso del ministro Di Paola è arrivato a Roma il vice-presidente del programma F-35/JSF Tom Burbage in rappresentanza della Lockheed Martin, l’azienda statunitense capocommessa del progetto di cacciabombardiere. Burbage ha sostenuto che “il programma procede bene” e che “per l’Italia si tratterebbe di un investimento relativamente basso ma che avrà un ritorno molto grande”. “Peccato – commenta la Rete Italiana Disarmo – che a supporto di tale fantasiosa affermazione non abbia fornito (nemmeno dopo richieste esplicite avanzate anche dalla nostra Campagna all’ufficio stampa) alcun dato o evidenza documentale di contratti e di cifre di ritorno economico”.
Allo stabilimento di Cameri (Novara), non è però previsto alcun trasferimento di know-how strategico (le tecnologie più sofisticate resteranno sotto il controllo degli Stati Uniti) ma solo l’assemblaggio delle ali del velivolo. E dei favoleggiati 10mila posti di lavoro – sostenuti ancora di recente dal ministro Di Paola – finora se ne sono visti pochi: anche assumendo l’ipotesi dell’ex Sottosegretario Guido Crosetto si avrebbero poco più di 1800 addetti suddivisi in due turni. In sintesi – come ha spiegato Unimondo – un posto di lavoro al costo di 1,5 milioni di euro.
Il ‘Comitato spezzino No F-35’ ha in programma di ripetere la manifestazione sia a La Spezia (sabato 25 febbraio) sia a Sarzana (domenica 26 febbraio) in concomitanza con la mobilitazione promossa dalla Rete Disarmo, Tavola della Pace, Sbilanciamoci! e tante altre realtà che culminerà appunto 25 febbraio nella giornata delle ‘Cento piazze d’Italia contro i caccia F-35’: le firme della petizione “Taglia le ali alle armi” saranno poi consegnate al Governo.