Uno dei passatempi preferiti dagli imprenditori tecnologici della Silicon Valley e dai finanzieri di Wall Street è scommettere su quale sarà la prossima startup tecnologica a sbarcare in borsa tramite un’offerta pubblica iniziale, Ipo. Il gruppo giapponese SoftBank ha perfezionato l’accordo per acquisire, in consorzio con altri investitori, il 20% del capitale di Uber. Riuscendo a ottenere quel forte sconto chiesto nei mesi scorsi a causa delle difficoltà della società statunitense. Infatti, secondo indiscrezioni lanciate prima dal Wall Street Journal e poi da altri organi di stampa statunitensi, l’intesa è stata raggiunta sulla base di una valutazione di 48 miliardi di dollari, ben 20 miliardi meno dei 68 raggiunti nel giugno del 2016 in occasione di una raccolta di finanziamenti tra altri investitori.
Fattore unicorno. E’ quindi un unicorno (società non quotata che ha raggiunto una capitalizzazione di almeno un miliardo di dollari). il titolo veleggia su una capitalizzazione di 11,4 miliardi (ne valeva 10 da unicorno).Ma oltre ai nomi noti al grande pubblico, quali potrebbero essere gli unicorni che promettono di non essere sopravvalutati ma che possono invece costituire una buona occasione di investimento? Con ogni probabilità saranno soprattutto aziende cinesi. Delle 13 start-up che da inizio anno sono diventate unicorni, sette vengono dal paese del Dragone che sta completando la trasformazione da fabbrica del mondo a nuova Silicon Valley.
Fattore Cina.«Oggi la Cina è leader tecnologico a livello globale ma sta facendo passi da gigante anche in altri settori dell’economia» racconta Matteo Santoro, portfolio manager di Kairos appena rientrato da un viaggio di lavoro alla scoperta delle eccellenze aziendali del paese. In Cina i servizi di consegna pasti a domicilio sono diventati uno stile di vita, facendo dei precursori come Meituan- Dianping alcuni tra gli unicorni più promettenti. Il gigante dei servizi di eCommerce per ordinare cibo e prenotare cinema e ristoranti è stato definito da Bloomberg come un miscuglio tra Groupon, Yelp, Fandango and Foodpanda. Con 300 milioni di utenti e un finanziamento di 4 miliardi capitanato da Tencent a ottobre, Meituan è il quarto unicorno per valutazione (30 miliardi). A guidarne l’espansione è il 38enne Wang Xing. «Aiutare la gente a mangiare e vivere meglio» è lo slogan della società, che per il futuro punta su intelligenza artificiale e consegne tramite droni.
Fattore scandali sessuali. Lo scandalo sessuale ha pesato molto sulle sorti di Uber: l’amministratore delegato è stato cambiato e la capitalizzaione abbassata: dai 68 miliardi che pensava d Valer Uber la valutazione della società è stata abbassatta a 48. Si è poi alleata con un’analoga società cinese con la quale è sto raggiunto un accordo per lavorare insieme: Uberr Cina. L’amministratore delegato è cnese e la cinese Soft Bank sono entrate prepotentemente nel gioco.
lo stesso amministratore delegato e fondatore Travis Kalanick era stato costretto a farsi da parte per diversi scandali (compreso uno di natura sessuale), mentre il nuovo numero uno, Dara Khosrowshahi, si trova ad affrontare decine di cause legali e i danni di diversi attacchi informatici.
L’Ipo si allontana. Alla fine la società statunitense ha preferito individuare nuovi investitori e rinviare l’Ipo al 2019.Ora il gruppo giapponese diventerà anche il primo azionista di Uber nonché uno dei maggiori investitori al mondo nel settore del trasporto a chiamata.Ai giapponesi il 15%.
L’accordo concluso nelle ultime ore, arriva tra l’altro dopo mesi di trattative e un’intesa preliminare verso metà novembre, prevede infatti che a SoftBank vada il 15% del capitale una volta perfezionata un’operazione estremamente complessa. Il gruppo di investitori guidato da SoftBank e composto da Dragoneer Investment Group, TPG, Tencent Holdings e Sequoia Capital, acquisirà il 20% di Uber dagli attuali azionisti e dipendenti, che a loro volta investiranno parte dell’incasso nella ricapitalizzazione della società. L’intera operazione, prevede investimenti per circa 9 miliardi.
Fattore auto elettriche. «La percezione dei prodotti cinesi è sempre legata a un pregiudizio di bassa qualità, mentre in realtà la Cina sta cercando il primato in tutti i settori, e ci sono esempi concreti di prodotti migliori di quelli occidentali, ad esempio nel settore delle auto elettriche».
È il caso di Nio, start-up cinese valutata 5 miliardi che include Tencent, Baidu e l’unicorno Xiaomi (rispettivamente il Facebook, il Google e la Apple cinesi) tra i suoi investitori, e che a fine febbraio ha annunciato di stare preparando un’offerta pubblica iniziale che mira a raccogliere 2 miliardi per una capitalizzazione di 15. Fondata nel 2014 dall’attuale presidente William Bin Li, Nio ha lanciato il suo primo veicolo, il Nio ES8, lo scorso dicembre: un Suv elettrico dal prezzo sensibilmente inferiore al Model X dell’arcirivale Tesla.
IQiyi, il Netflix cinese. I riflettori degli investitori sono puntati anche sulle mosse di IQiyi, il Netflix cinese lanciato nel 2010 che a breve arriverà sugli schermi dei trader di tutto il mondo. Controllata da Baidu, che ne detiene il 70%, la società guidata dal ceo Tim Gong Yu conta oltre 60 milioni di abbonati e ha annunciato che sbarcherà sul Nasdaq nei prossimi giorni con un’offerta di 125 milioni di azioni a un prezzo tra 17 e 19 dollari per raccogliere fino a 2,38 miliardi. Numeri che ne farebbero la maggiore Ipo tecnologica degli ultimi dodici mesi dopo quella di Snap.
Uber si fonde con Didi in Cina. L’accordo arriva dopo che la scorsa settimana il governo ha pubblicato linee guida che stabiliscono un quadro normativo più chiaro per l’industria del trasporto-viaggiatori, che è in forte espansione. La cinese Didi Chuxing si fonderà con le attività di Uber in Cina, in un affare dal valore stimato in circa 35 miliardi di dollari. In questo modo si concluderà la feroce concorrenza tra i due gruppi specializzati nel trasporto passeggeri via auto.
L’accordo tra le due società, che hanno investito molte risorse per guadagnare quote di mercato e raggiungere sempre più passeggeri, è stato raggiunto. La nuova realtà combina la più recente valutazione di Didi di 28 miliardi di dollari e quella di Uber Cina di 7 miliardi dollari, per una capitalizzazione di mercato complessiva di 35 miliardi.
Gli investitori di Uber Cina avranno, al termine dell’operazione, il 20% della nuova società. Inoltre Didi investirà 1 miliardo di dollari in Uber, gruppo con sede a San Francisco, che opera a livello globale. Didi l’anno scorso ha investito 100 milioni in Lyft, principale rivale di Uber negli Stati Uniti. Ha inoltre stretto un’alleanza con il servizio indiano Ola e nella startup del sudeast asiatico Grab nel tentativo di competere a livello globale con Uber. La Cina è stato un mercato difficile per Uber. La società stava bruciando oltre un miliardo di dollari all’anno in una guerra dei prezzi con Didi. Uber registra margini di guadagno più importanti negli Stati Uniti e in Canada.
L’accordo arriva dopo che la scorsa settimana la Cina ha pubblicato le linee guida che stabiliscono un quadro normativo più chiaro per l’industria del trasporto-viaggiatori, business in forte espansione. Uber, poi, pare stia preparando un progetto del valore di 500 milioni di dollari con lo scopo di scavalcare Google Maps in vista della creazione dell’auto senza guidatore.
L’indiscrezione arriva dal Financial Times. In questo modo il gruppo americano cerca di consolidare la sua crescita a lungo termine, che a oggi tocca già 60 Paesi nel mondo assicurando 2 miliardi di trasporti nel complesso.
Sebbene Google sia stato un investitore iniziale di Uber, i due gruppi hanno evitato fino a ora di lavorare assieme e ora stanno sviluppando tecnologie concorrenti per le auto senza guidatore.
L’anno scorso Uber ha assunto Brian McClendon, uno degli maggiori esperti al mondo nel mapping digitale, che in precedenza aveva guidato Google Maps e aveva aiutato a creare Google Earth. «Mappe precise sono il cuore del nostro servizio e la spina dorsale del nostro business», ha commentato McClendon. «La necessità costante di mappe tagliate su misura per Uber è la ragione per la quale stiamo duplicando il nostro investimento in questo settore», ha aggiunto il manager. Uber, ricorda il Financial Times, ha raccolto oltre 13,5 miliardi di dollari dagli investitori nell’ultimo round. Il che porta a valutare il gruppo 62,5 miliardi di dollari.