foto: FAO
La FAO lancia un appello per ricostruire rapidamente e in modo sostenibile i mezzi di sussistenza nelle regioni colpite dal tifone Haiyan
I settori della pesca e dell’acquacoltura delle Filippine hanno subito danni devastanti nelle zone toccate dal tifone Haiyan, ha affermato oggi la FAO, cha ha lanciato un appello per un’azione rapida e sostenibile per la ricostruzione dei mezzi di sussistenza delle popolazioni colpite.
“Anche se per ora abbiamo solamente un’immagine parziale, è chiaro che il danno causato al settore ittico è enorme e copre l’intera filiera, dalla produzione al mercato,” ha detto Rodrigue Vinet, Rappresentante ad interim della FAO presso le Filippine, “riguardo ai mezzi di sussistenza della popolazione, queste perdite sono disastrose” ha continuato.
Secondo un sopraluogo preliminare del Dipartimento per l’Agricoltura filippino, i piccoli pescatori sono coloro che hanno subito i danni maggiori, quando lo scorso novembre il tifone Haiyan ha spazzato il paese, distruggendo o danneggiando le loro barche e l’attrezzatura per la pesca, mentre le più robuste imbarcazioni commerciali hanno subito danni minori.
Circa 16 500 coltivatrici di alghe, soprattutto donne, hanno perso i loro mezzi di sostentamento.
Il tifone ha raso al suolo infrastrutture importantissime come pontili, banchine, impianti di refrigerazione e per lo stoccaggio, officine per la riparazione delle imbarcazioni, impianti di lavorazione del pesce e mercati.
Interi impianti fondamentali per l’acquacoltura sono andati distrutti: zattere per la raccolta delle ostriche, allevamenti di granchi, gamberetti e cozze, mentre a terra sono andate perdute gabbie per l’allevamento della tilapia, vivai e impianti di allevamento ittico.
Danni economici
I danni economici sono ancora in fase di quantificazione ma le regioni maggiormente colpite (Visaya orientale, centrale e occidentale e Mimaropa) sono di grande importanza per la pesca e l’ acquacoltura nazionali, secondo quanto afferma l’Ufficio per le Risorse Ittiche e Acquatiche delle Filippine.
Nel 2011, il settore ittico marittimo e dell’entroterra di queste regioni ha contribuito per il 21%, o 514 492 tonnellate, dell’intera produzione ittica municipale e commerciale delle Filippine. La pesca marittima municipale avviene entro i 15 Km dalla costa e solamente imbarcazioni di stazza inferiore alle 3 tonnellate sono autorizzate a pescare in queste acque.
Le quattro regioni colpite contribuiscono al 33% della produzione nazionale di prodotti di acquacoltura, inclusa la coltura di alghe.
Una ricostruzione sostenibile
La FAO ha ribadito l’importanza della coordinazione nelle operazioni di ricostruzione, in modo da evitare di mettere a rischio le vite e i mezzi di sussistenza di pescatori e degli allevatori ittici, oltre alla popolazione direttamente o indirettamente dipendente dal settore ittico.
“Il governo delle Filippine ha fatto degli sforzi importanti a sostegno dei piccoli produttori ittici, e dobbiamo assicurarci che i lavori per la ricostruzione non mettano a rischio il buon lavoro fatto fin qua” ha affermato Vinet.
“L’esperienza dallo tsunami che colpì l’India nel 2004 e da altri disastri di vasta scala ha dimostrato che una fornitura esagerata di barche per la pesca e di equipaggiamenti durante la fase di ricostruzione, può portare all’esaurimento degli stock ittici, a ridurre le catture, danneggiare l’ecosistema e influire negativamente sui mezzi di sussistenza dei pescatori supersiti” ha continuato Vinet.
“E’necessario ricostruire e rimpiazzare le barche, ma dev’essere fatto in modo coordinato per assicurarsi che non si superi la soglia ottimale di pesa. Dobbiamo assicurarci che non ci si trovi con più barche che pesci”.
Vinet ha sottolineato l’importanza che le attrezzature da pesca sostitutive siano legali e non distruttive, e che le barche siano riparate con materiale di qualità, senza scorciatoie. “La sicurezza dei pescatori deve venire prima di tutto” ha affermato.
Il piano per la ripresa
La FAO sta lavorando con il governo delle Filippine per preparare un piano per la ricostruzione a breve, medio e lungo termine per tutti i settori dell’agricoltura, inclusa la pesca.
L’Organizzazione ha chiesto 5 milioni di dollari per le operazioni iniziali di recupero dei mezzi di sussistenza dei pescatori e delle comunità costiere colpite dal tifone.
Oltre alla riparazione delle barche e dell’attrezzatura per la pesca selettiva, gli sforzi per la ripersa a breve termine devono comprendere strumenti di lavoro per donne, la demarcazione di aree protette contro la pesca gestite dalle comunità, e promuovere programmi cash-for-work per contribuire ai lavori di rimozione delle macerie.
La ricostituzione delle foreste di mangrovie andate perdute è un altro fattore importante da affrontare in quanto esse agiscono come cuscinetto contro le mareggiate e sono rifugio e habitat per una moltitudine di specie animali.
La FAO ha inoltre in programma il recupero delle coltivazioni di alghe, solitamente gestite da donne, che possono garantire ritorni economici entro 60 giorni e sono pertanto un’ importante fonte di risorse economiche per fare fronte alla devastazione del tifone.
L’ Organizzazione ha sottolineato che gli sforzi a sostegno della pesca e dell’ acquacoltura delle Filippine devono seguire pratiche di gestione sostenibili e adeguate e allo stesso tempo rispettare la gestione costiera e la distribuzione per zone.
Fonte: CS FAO News