I 15 di Stansted, un gruppo di manifestanti che l’anno scorso hanno bloccato un volo di deportazione del governo del Regno Unito, eviteranno la prigione: tre di loro hanno avuto oggi la pena sospesa dal giudice e altri dodici dovranno svolgere lavori socialmente utili. La sentenza era arrivata dopo un processo durato dal 1° ottobre al 10 dicembre. La giuria aveva giudicato tutti e quindici gli imputati colpevoli di aver intenzionalmente interrotto i servizi e di aver messo in pericolo l’aeroporto di Stansted ai sensi dell’Aviation and Maritime Security Act del 1990 – un uso controverso della legge anti-terrorismo.
I 15 di Stansted hanno dichiarato: “C’è qualcosa di gravemente sbagliato quando un paese usa una draconiana legge anti-terrorismo contro persone che protestano in modo pacifico, strappa la gente di casa con raid all’alba, la incarcera senza limiti di tempo e la carica in aereo nel cuore della notte, per portarla in luoghi dove la sua vita potrebbe essere a rischio. Ognuno di noi dovrebbe essere seriamente preoccupato per la nostra democrazia e il nostro futuro. Chiediamo che queste condanne vengano annullate e che il governo smantelli un sistema di immigrazione crudele e a mala pena legale, che distrugge la vita di tante persone”.
Raj Chada, avvocato dello studio legale Hodge, Jones & Allen, che rappresentava tutti e 15 gli imputati, ha dichiarato: “Siamo sollevati dal fatto che nessuno dei nostri clienti debba affrontare una pena detentiva, ma oggi è comunque un giorno triste per la giustizia. I nostri clienti hanno impedito l’allontanamento illegale di persone dal Regno Unito e non avrebbero mai dovuto essere accusati in base alla legge anti-terrorismo. Noi sosteniamo che questo è stato un abuso di potere da parte del Procuratore Generale e della pubblica accusa e continueremo a lottare nelle corti d’appello per ottenere il ribaltamento di queste condanne illecite”.
Shami Chakrabarti, ministro del lavoro del governo ombra laburista, ha così commentato la sentenza odierna: “Il fatto che nessuno dei 15 di Stansted andrà in prigione è un sollievo per tutti coloro che apprezzano il dissenso pacifico, la proporzione e il buon senso, ma l’uso della legge anti-terrorismo nei loro confronti rimane una scelta preoccupante, con gravi conseguenze sulla loro vita. Il prossimo governo laburista rivedrà le regole per dare maggiori garanzie al diritto di dissenso pacifico. Dobbiamo porre fine all’ambiente ostile, non solo per le persone vulnerabili, ma anche per chi le difende“.
Kate Allen, direttrice di Amnesty International nel Regno Unito, ha detto: “La decisione di non imprigionare questi coraggiosi difensori dei diritti umani è un sollievo, ma non è sufficiente. Non avrebbero mai dovuto affrontare questa gravissima accusa di terrorismo. Sono stati condannati per un reato che semplicemente non si adatta alle loro azioni e questo processo potrebbe avere un pericoloso effetto paralizzante sulla protesta pacifica in questo paese. Il caso dei 15 di Stansted corrisponde a una tendenza presente in tutta l’Europa, secondo la quale persone che difendono migranti e rifugiati vengono angariate, intimidite e criminalizzate per i loro atti di solidarietà“.
Gli attivisti di End Deportations hanno scritto nella loro pagina Facebook: “Proprio mentre venivamo a sapere che i 15 di Stansted non andranno in prigione, 40 neri che avevano commesso reati minori durante la loro permanenza nel Regno Unito si trovavano su un aereo dove erano stati trascinati in manette, per tornare nel luogo in cui i proprietari di schiavi avevano costretto a vivere i loro antenati.”
“Il Ministero degli Interni applica un regime di richiesta di asilo e immigrazione che è brutale, razzista, coloniale e violento. Usano la miseria come strumento politico, la detenzione per persone che non hanno commesso crimini o se li hanno commessi hanno già scontato la loro pena, l’espulsione verso situazioni di pericolo e paesi con cui le persone non hanno alcun legame. Cercano di privarle della loro dignità solo perché cercano di esercitare il diritto alla libertà di movimento pur essendo nere o di colore. Spesso si tratta di persone in fuga dalla guerra, dal disastro climatico o dalla povertà che noi abbiamo causato nei loro paesi di origine attraverso lo sfruttamento coloniale. E in ogni caso sono esseri umani che meritano la nostra accoglienza, compassione e rispetto.
Sogniamo un mondo senza frontiere e la libertà di movimento non solo per gli europei e gli occidentali. Nel frattempo, chiediamo che si ponga fine alla violenza della politica sulle frontiere attuata dal Regno Unito.
La normalità per il Ministero degli Interni significa morte e tremende ingiustizie. Dobbiamo fermarli”.