Poche ore dopo, durante una conferenza stampa, il ministro degli Esteri siriano Walid Al Mouallem è tornato a parlare di “una cospirazione internazionale” che attenterebbe “alla sovranità nazionale della Siria”.
In pochi giorni, il regime del presidente Bashar Al Assad sembra essere stato messo nuovamente all’angolo mentre all’interno del paese continuano scontri e repressione. Secondo i Comitati di coordinamento locale dell’opposizione, ieri almeno 36 persone sono state uccise dagli uomini del regime, mentre oggi esplosioni sono state udite a Daraya, un sobborgo di Damasco, e a Homs. Un forte dispiegamento di forze di sicurezza e civili armati dal regime è stato invece riferito dalle stesse fonti per le città di Daraa, Harra e per la stessa Damasco.
A un mese dall’inizio della missione dei suoi osservatori, la Lega Araba ha chiesto le dimissioni di Assad, il trasferimento delle sue competenze al suo vice-presidente, la creazione di un governo di unità nazionale ed elezioni anticipate. Una proposta respinta da Damasco che ha accusato i paesi arabi, in particolare Arabia Saudita e Qatar, di voler consegnare il paese a forze esterne secondo logiche e interessi stranieri.
La Lega Araba ha anche chiesto l’aiuto dell’Onu per l’applicazione del piano di uscita dalla crisi e nei prossimi giorni il suo segretario generale, l’egiziano Nabil Al Araby, dovrebbe recarsi a New York per illustrare il quadro della situazione al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.