Sono arrivati a Bangui i primi rinforzi in uomini ed equipaggiamenti militari dell’esercito francese in vista del dispiegamento, a pieno regime, di 1200 soldati per ristabilire la sicurezza nell’ex colonia. Lo riferiscono fonti di stampa locale dopo che nelle ultime ore blindati, veicoli di pattuglie e trasporto di truppe sono confluiti verso il campo militare di M’poko a Bangui, quello della Forza africana dispiegata in Centrafrica (Misca), in provenienza dai vicini Camerun e Gabon, dove Parigi ha delle basi.
L’operazione di rafforzamento della presenza militare francese in Centrafrica viene effettuata per via terrestre, aerea e marittima mentre, secondo fonti di sicurezza locale, missioni di pattugliamento sono già in corso con pattuglie miste costituite dai 400 soldati dispiegati, da tempo nella capitale, dai legionari, dalle forze centrafricane e dalle truppe dei paesi dell’Africa centrale. L’emittente locale Radio Ndeke Luka ha riferito di “una presenza più evidente” dei militari francesi e africani per le strade di Bangui.
Gli ultimi sviluppi sul terreno seguono la decisione del governo francese di aumentare il proprio contingente in Centrafrica di 800 uomini per sostenere le truppe africane e le autorità locali mentre il paese sta “sprofondando nel caos”. Secondo Parigi, a otto mesi dal colpo di stato della coalizione ribelle Seleka che ha portato al potere Michel Djotodia, si rischia anche un “genocidio”. In sede Onu la Francia ha lanciato un’offensiva diplomatica: già la prossima settimana il Consiglio di sicurezza potrebbe votare una risoluzione presentata da Parigi per ottenere carta bianca su un suo intervento militare, maggiori sostegni alla forza panafricana e, in prospettiva, l’invio di caschi blu.
Nelle ultime ore l’ambasciatore francese a Bangui Serge Mucetti, in carica da marzo 2012, è stato richiamato dal ministro degli Esteri Laurent Fabius. Il Quai d’Orsay deve ora nominare un successore nel nuovo contesto politico creatosi in Centrafrica e in vista del rafforzamento della presenza militare di Parigi.
La crisi politico-militare ed umanitaria in atto nel paese dell’Africa centrale è anche oggetto di preoccupazione per l’Unione Europea. “Chiaramente è necessario potenziare le forze di peacekeeping triplicando o quadruplicando gli effettivi sul terreno” ha dichiarato Kristalina Georgieva, commissario europeo agli Aiuti umanitari, avvertendo che “senza un cambiamento immediato e significativo delle condizioni di sicurezza, la tragedia già in atto si aggraverà”.
Più di 460.000 persone sono già scappate da violenze intercomunitarie tra ribelli della Seleka, ufficialmente sciolta dalle autorità e costituita di centrafricani, ciadiani e sudanesi, ma anche da banditi di strada e bracconieri giunti dai paesi confinanti, tutti per lo più di confessione musulmana – passati in pochi mesi da 5000 a 20.000 combattenti – e milizie locali di autodifesa ‘anti-balakas’ in un paese a maggioranza cristiana.