«Sosteniamo e rilanciamo l’appello della Conferenza Episcopale Sarda che interpella tutti, ed in particolare le rappresentanze sociali e politiche, e con loro ribadiamo che “La produzione e il commercio delle armi non contribuiscono certo alla Pace, anche se occupano molte persone e collocano in alto l’Italia nella classifica dei fabbricanti di armi”». Lo scrivono la Rete Italiana per il Disarmo, Amnesty International Italia, Movimento Focolari Italia in una nota congiunta all’indomani del messaggio della Conferenza Episcopale Sarda.
«Il forte richiamo dei Vescovi sardi, che scrivono da una terra dove la crisi economica è gravissima, richiede risposte alle quali le rappresentanze politiche non possono più sottrarsi» – continua la nota congiunta. «Ci riferiamo innanzitutto alla produzione e all’esportazione di armamenti ai quali l’appello dei Vescovi fa esplicito riferimento affermando che “Non si può omologare la produzione di beni necessari per la vita con quella che sicuramente genera morte. Tale è il caso delle armi costruite nel nostro territorio regionale e usate per una guerra, che ha causato e continua a generare nello Yemen migliaia di morti, per la maggior parte civili inermi”».
«In considerazione della gravissima crisi umanitaria e dei bombardamenti indiscriminati da parte della coalizione a guida saudita in Yemen – prosegue la nota congiunta – già dal 2015 abbiamo chiesto a tutti i governi di sospendere le forniture di armamenti a tutte le forze armate attive nel conflitto yemenita. Si tratta, in particolare, delle bombe aeree prodotte dall’azienda RWM Italia che ha la sua sede legale a Ghedi (Brescia) e il suo stabilimento a Domusnovas in Sardegna. Ordigni che l’Arabia Saudita ha utilizzato per i raid aerei che compie anche sulle zone abitate da civili in Yemen, con azioni militari e bombardamenti che i rapporti degli esperti dell’Onu hanno definito alla stregua di “crimini di guerra”. In ottemperanza a diverse risoluzioni del Parlamento europeo, diversi paesi membri (tra cui Germania, Svezia, Olanda, Finlandia e Danimarca) hanno deciso di sospendere l’invio all’Arabia Saudita di sistemi militari che possono venir utilizzati in Yemen. Sollecitiamo il governo Conte ad adottare subito un’analoga misura e a sostenere con decisione le iniziative di altri paesi per pervenire ad un embargo di armi verso tutte le forze militari in conflitto in Yemen».
«Riteniamo altrettanto importante e urgente – conclude il comunicato delle associazioni – l’appello dei Vescovi sardi a mettere in atto “un serio sforzo per la riconversione di quelle realtà economiche che non rispettano lo spirito della nostra Costituzione (art. 11), del Trattato sul commercio delle armi dell’ONU del 2 aprile 2013 (Arms Trade Treaty – ATT), ratificato dall’Italia come primo Paese UE, e della legge italiana 185/1990, che proibisce esportazione e transito di armi verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani”». «E’ un impegno – come evidenziano i Vescovi – a promuovere una buona politica che faccia crescere il lavoro, un “lavoro libero, creativo solidale e partecipativo”. Un lavoro degno, che permetta ad ogni lavoratrice e lavoratore di tornare a casa ogni sera con la soddisfazione di aver guadagnato un pane dignitoso e di aver contribuito al progresso della società».