Oggetto già da mesi di incriminazioni da parte di ong locali e internazionali, la politica di respingimento della polizia croata è di nuovo sotto accusa. Alcune registrazioni pubblicate dall’organizzazione Border Violence Monitoring (BVM), ritraggono gli agenti croati in numerosi episodi di espulsioni illegali di migranti nel territorio della Bosnia Erzegovina. Malgrado le smentite di Zagabria, il materiale diffuso sembrerebbe essere autentico, a conferma di quanto sostenuto già da tempo dalle associazioni a tutela dei diritti umani. Queste registrazioni potrebbero dimostrare, per la prima volta, che la polizia croata stia effettuando sistematiche espulsioni collettive in territorio bosniaco.
Il contenuto dei filmati
I filmati condivisi da BVM mostrano una serie di allontanamenti collettivi di migranti (Clicca sul link) da parte di agenti croati in una foresta vicino Lohovo, paesino nella Bosnia-Erzegovina occidentale. In particolare, i video catturano 54 episodi di respingimento dalla Croazia alla Bosnia avvenuti tra il 29 settembre e il 10 ottobre 2018. L’organizzazione ha inoltre denunciato l’elevato numero di persone che fanno ritorno dal confine croato-bosniaco con braccia o gambe rotte e segni di percosse di manganelli sulla schiena.
Il ministro degli Interni croato Davor Božinović ha però respinto tutte le accuse contro gli agenti croati. Secondo Božinović, non sarebbero stati perpetrati episodi di violenza, sottolineando l’impegno della polizia croata nel “proteggere i confini del proprio paese che costituiscono inoltre la frontiera esterna dell’Unione europea”. Il ministro ha poi aggiunto che le azioni dei poliziotti croati “rispetterebbero quanto previsto dalla legislazione croata e dai regolamenti del regime di Schengen”.
Le reazioni
Secondo BVM, tra le vittime dei respingimenti ci sarebbero almeno 350 rifugiati, inclusi bambini piccoli, minori e donne. Ad aggravare la posizione degli agenti croati sarebbe poi la scelta di praticare le espulsioni lontano dai posti di controllo ufficiali di frontiera, senza quindi la presenza di funzionari bosniaci. Un’azione illegale condannata già dalle autorità di Sarajevo. Secondo quanto dichiarato dall’emittente N1, il ministro della Sicurezza bosniaco Dragan Mektić, ha etichettato il comportamento della polizia croata come “una vergogna per un paese dell’Unione europea”.
Le ong hanno inoltre denunciato che le domande di asilo dei rifugiati sarebbero state ignorate e che le espulsioni effettuate non rispetterebbero le procedure formali di rimpatrio, come previsto dall’accordo di riammissione del 2007 tra l’UE e la Bosnia. Le organizzazioni hanno sottolineato che l’unica via legale per il rimpatrio può avvenire a seguito di una domanda di riammissione presentata presso le autorità bosniache al valico di frontiera. A tal riguardo il 18 dicembre il Centro studi per la pace di Zagabria, in occasione della Giornata internazionale per i diritti dei migranti, ha formulato accuse penali contro ignoti per l’uso della violenza e i respingimenti illegali al confine croato-bosniaco.
L’attuale comportamento degli agenti croati rappresenterebbe quindi una vera e propria trasgressione del diritto internazionale. Le espulsioni collettive riprese nei filmati violerebbero la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e la Carta europea dei diritti fondamentali. Mentre il rifiuto del diritto d’asilo non garantirebbe ai rifugiati quanto previsto dalla Convenzione di Ginevra del 1951 e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE.
Le origini della rotta bosniaca
A partire dalla primavera 2018, il numero dei migranti in transito per la Bosnia-Erzegovina ha registrato un notevole incremento. Questo fenomeno, causato dallo spostamento a ovest della cosiddetta “rotta balcanica” che attraversa oggi l’Albania, il Montenegro e la Bosnia con l’obiettivo di raggiungere la Croazia, il primo paese dell’Unione europea sul loro cammino.