Oggi pomeriggio, come attiviste e gli attivisti di Baobab Experience, siamo davanti alla sede dell’assessorato alle politiche sociali di Roma Capitale per manifestare contro le politiche comunali sull’accoglienza.
A quasi un mese dalla chiusura del presidio di piazzale Maslax, sono ancora tantissimi i migranti esclusi dal circuito di accoglienza istituzionale che si trovano a dormire in strada, senza aver neppure la possibilità di aprire una tenda per ripararsi dal freddo sempre più intenso di questi giorni.
Sin dai giorni seguenti lo sgombero del 19 Novembre, abbiamo denunciato la mancata accoglienza per 41 uomini assistiti dal nostro team legale. Questi sono ancora in strada e non certo perché hanno rifiutato l’accoglienza, come in maniera scorretta e tendenziosa ha dichiarato l’assessore Baldassarre. Si trovano in strada perché non è stato proposto loro alcun posto.
A questi ragazzi vanno aggiunti i nuovi arrivi nella capitale (persone “dublinate” da altri paesi europei, fuoriusciti dall’accoglienza istituzionale anche a causa della nuova “legge Salvini”) che incontriamo ogni giorno davanti l’uscita del piazzale Est della stazione Tiburtina. Qui continuiamo a fornire cibo, assistenza legale, assistenza sanitaria e umanità, grazie al supporto di donne e uomini solidali, che hanno capito ciò che ancora non è ovvio per questa amministrazione: le persone non scompaiono con uno sgombero.
Per questo siamo preoccupate/i per il futuro dei prossimi giorni: lo scellerato sgombero dell’ex Penicillina di ieri mattina ha lasciato in strada centinaia di persone. Alcune di queste erano presenti a Piazzale Maslax prima del 19 Novembre e, dopo quanto successo ieri, sono già tornate nei pressi di Piazzale Spadolini per cercare una soluzione alternativa alla strada, ai ponti della tangenziale est o alle banchine di via Marsala a Termini.
Agli esclusi dal ricollocamento, ai nuovi arrivi e agli sgomberati dall’ex Penicillina, vanno aggiunte le persone che, a breve, finiranno la loro permanenza temporanea nei centri messi a disposizione dal Comune di Roma dopo lo sgombero di Piazzale Maslax. Siamo scettici riguardo al fatto che siano stati messi in atto dei percorsi volti a garantire la loro indipendenza abitativa ed economica una volta finito il periodo di accoglienza.
La politica miope di questa amministrazione, che denunciamo da tempo, sta portando i suoi frutti malati: si ingrossano sempre di più le fila di chi è costretto a dormire in strada, di chi va incontro a malanni fisici e frustrazione psicologica. Tutto questo mentre sono già stati registrati due casi di decesso di persone senza fissa dimora nella capitale nell’ultimo mese.
Per questo oggi, davanti alla sede dell’assessorato alle Politiche Sociali di Roma Capitale, chiediamo:
1) Che venga garantita IMMEDIATAMENTE l’accoglienza alle 41 persone seguite dal nostro team legale;
2) Che venga aperto al più presto un presidio umanitario di primissima accoglienza dove i migranti in arrivo a Roma possano trovare il primo riparo in termini di accoglienza sanitaria, legale e riparo per la notte;
3) Che al presidio umanitario venga affiancato un punto informativo nei pressi della Staziona Tiburtina che possa dare le prime indicazioni sui servizi ai nuovi arrivi.
Già più di 6.000 firme sono state raccolte dalla nostra petizione, lanciata appena 5 giorni fa Change.org/Accogliamo. Ora chiediamo a tutte/i, abitanti di Roma e non, di far sentire la propria voce e partecipare attivamente alla nostra protesta.
La legge Salvini su sicurezza e immigrazione non farà altro che acuire una situazione già estremamente critica, lasciando in strada 1.049 migranti solo a Roma. E’ stata la stessa assessora Laura Baldassarre a comunicare pubblicamente questo dato. Il piano è quello di creare più confusione, più senso di insicurezza e paura, così che il governo possa attuare nuove politiche più repressive e guadagnare consensi sulla pelle dei più poveri.
Il pericolo non è solo per i migranti o per gli attivisti, ma per tutte e tutti noi, abitanti delle nostre città, senza alcuna distinzione. Dobbiamo quindi reagire, essere pronti ad andare contro la legge con azioni di disobbedienza civile, ricordando cosa abbiamo visto nel nostro drammatico passato, riguardo la discriminazione razziale e l’apartheid, gridando ancora più forte che non consentiremo nessun passo indietro sui diritti umani.