Si terrà a Palermo giovedì 13 dicembre 2018, dalle 9:30 alle 13:30, a Villa Zito (Via della Libertà 52) un seminario promosso da Ossigeno per l’Informazione dal titolo La mappa dei giornalisti minacciati. Che cosa ha scoperto Ossigeno, in 10 anni di monitoraggio, sulle minacce ai giornalisti.
Al centro della discussione fra relatori e partecipanti ci sarà la documentazione oggettiva prodotta da Ossigeno per l’Informazione sulle intimidazioni, le minacce, le ritorsioni gli attacchi ingiustificabili ai cronisti negli ultimi dieci anni.
A Palermo presenterà dati aggiornati con un focus sulla situazione in Sicilia, in particolare sull’abuso a scopo intimidatorio delle querele e delle liti per diffamazione a mezzo stampa.
La maggior parte delle minacce e intimidazioni sono rese possibili dai seguenti fattori:
- l’impunità di chi intimidisce i giornalisti;
- l’isolamento e l’oscuramento dei minacciati;
- l’uso strumentale della legge sulla diffamazione;
- i processi civili per richieste illimitate di danni.
Per affrontare questi problemi sono necessarie, fra l’altro, riforme legislative nelle quali si discute da molti anni. Riforme a costo zero.
In Italia, a differenza dei principali paesi occidentali e a dispetto delle raccomandazioni del Comitato dei diritti umani dell’ONU, del relatore speciale delle Nazioni Unite per la promozione e la protezione della libertà di opinione e di espressione e delle direttive europee, la diffamazione a mezzo stampa è ancora un reato penale, ed è punita con la detenzione da uno a tre anni. La qualificazione penale di queste violazioni e la loro sanzione con il carcere ormai sono previste solo nei Paesi autoritari.
Attualmente le leggi italiane permettono a chiunque di querelare per diffamazione o di citare in giudizio per danni il giornalista e il suo giornale, anche in assenza di presupposti di fatto. Chi ne approfitta strumentalmente se la cava a buon mercato, anche se – dopo anni – il giudice stabilisce che ha agito con imprudenza o in malafede. Dovrebbero essere previste sanzioni per chi cita in giudizio un giornalista con richieste di danni che il giudice ritiene immotivate, infondate, basate su presupposti falsi.