Sono più di 23.000 i lavoratori etiopi che si sono consegnati alle autorità nell’ultima settimana per ottenere il rimpatrio: lo ha reso noto l’ambasciata di Addis Abeba in Arabia Saudita, teatro di una massiccia operazione di espulsione ai danni dei lavoratori stranieri irregolari. La situazione nella capitale, dove tre cittadini etiopi sono morti in seguito a scontri con la polizia e centinaia risultano feriti, è esplosiva.
I tumulti si sono concentrati nel quartiere di Manfouha a sud di Riad, abitato per lo più da stranieri e dalle loro famiglie. Molti gli africani, originari di Etiopia, Eritrea, Guinea e Mali. Carpentieri e operai gli uomini, cameriere e badanti le donne. Dopo essersi barricati nelle loro case e aver lanciato pietre sugli agenti, le abitazioni degli immigrati sono state prese d’assalto e evacuate con la forza. Da domenica, riferiscono i testimoni, lunghe file di africani, tra cui donne e bambini, salgono sugli autobus che li conducono nei centri di accoglienza alla periferia della città.
Il giro di vite è frutto dell’entrata in vigore di norme restrittive sull’immigrazione, varate dal governo per contrastare l’alto tasso di disoccupazione tra i giovani sauditi.
La normativa sta alimentando tensioni con i paesi da cui proviene la maggior parte della ‘manodopera’ a basso costo, come l’Etiopia. Il ministro degli Esteri di Addis Abeba ha definito “inaccettabili” le violenze a cui cittadini etiopi sarebbero stati sottoposti nel corso delle ultime settimane e invitato le autorità saudite ad avviare “investigazioni accurate” sull’accaduto.
Preoccupato per la sicurezza dei suoi cittadini, il governo di Addis Abeba ha annunciato la sospensione della distribuzione dei visti di lavoro all’estero.