“Non conosco Matt Whitaker”. Queste le parole di Donald Trump su Whitaker che il 45esimo presidente aveva appena nominato ministro di giustizia pro-tempore dopo il licenziamento di Jeff Sessions. Un mese prima, però, Trump aveva commentato in un’intervista alla Fox News che conosceva Whitaker e che era “una grande persona”.
Le contraddizioni di Trump sono divenute tipiche e ovviamente riflettono la sua strategia di concentrarsi sul momento e al diavolo cosa ha detto in passato poiché sa benissimo che non ci saranno conseguenze. Eccetto per quelli che ricordano e sono stati costretti a contare le asserzioni false o fuorvianti dell’attuale inquilino alla Casa Bianca. Si ricorda che il Washington Post ha già calcolato più di 6mila false asserzioni di Trump.
Trump ovviamente conosceva Whitaker ed infatti secondo informazioni era stato imposto come capo dello staff nell’ufficio del ministero di Giustizia di Sessions il quale lo aveva accolto controvoglia. Non poteva immaginare che un anno dopo e tanti pubblici insulti ricevuti da Trump sarebbe stato rimpiazzato dal capo del suo staff.
Trump non solo conosceva Whitaker ma tutte le indicazioni ci indicano che esattamente per questo lo ha piazzato alla direzione del ministro di Giustizia. Whitaker, prima di essere assunto, aveva in effetti condotto una specie di “campagna elettorale” per il suo nuovo incarico difendendo Trump nella vicenda del Russiagate, suggerendo persino come il 45esimo presidente potrebbe bloccarla. Da commentatore alla Cnn nel 2017 Whitaker aveva dichiarato che la nomina di Mueller a procuratore speciale era “ridicola” e “sospettosa”. Rievocando le parole di Trump, Whitaker aveva anche classificato l’inchiesta del Russiagate “una caccia alle streghe” suggerendo che un ministro della Giustizia potrebbe ridimensionare il lavoro di Mueller tagliandogli i fondi e in effetti chiudendo l’inchiesta.
Al di là delle sue opinioni molto polemiche che, guarda caso, combaciano con quelle di Trump, gli analisti hanno rilevato altri elementi che squalificano Whitaker come ministro della Giustizia. Il neo ministro ha in passato messo in dubbio la storica decisione Marbury vs. Madison che stabilisce il principio cardine della Corte Suprema come arbitro finale della costituzione e le leggi americane. Inoltre Whitaker ha lavorato per un’azienda che ha defraudato i suoi clienti e che è al momento indagata dalla Fbi, una della agenzie che fa parte del ministero della Giustizia.
La nomina di Whitaker è stata questionata subito dopo l’annuncio. Funzionari del ministero di Giustizia hanno fatto tempestivamente un controllo secondo il quale Whitaker ha le qualifiche per il suo nuovo incarico nonostante il fatto che non sia stato confermato dal Senato come avviene con tutti i ministri. Ciononostante voci sia di sinistra che di destra si sono alzate immediatamente per dimostrare il loro disappunto. Alcuni hanno rilevato l’incostituzionalità della nomina mentre altri hanno sottolineato la loro preoccupazione che le asserzioni fatte da Whitaker metterebbero l’inchiesta di Mueller in pericolo. Alcuni avevano suggerito che Whitaker potrebbe ricusare l’inchiesta del Russiagate come aveva fatto Sessions il quale pagò uno dei suoi pochi atti obiettivi con il suo licenziamento. Whitaker ha però indicato che non intende farlo aumentando la paura sulla sicurezza dell’inchiesta di Mueller.
All’inizio del suo mandato Trump ha nominato collaboratori noti a lui ma anche altri che gli furono raccomandati per assisterlo a navigare le acque poco limpide di Washington. Molti di questi individui dell’establishment repubblicano sono stati poco a poco licenziati e sostituiti con altri che hanno dimostrato fedeltà al presidente anche se la loro capacità era tutt’altro che eccellente. Whitaker fa parte di questi individui che hanno dimostrato di potere garantire fedeltà a Trump. In questo caso si tratta di una nomina temporanea che potrebbe però rivelarsi decisiva per silurare l’inchiesta del Russiagate.
Trump ha sempre sostenuto che il Russiagate fosse una caccia alle streghe. I fatti però ci indicano il contrario. Nei diciotto mesi di indagini una dozzina di individui si sono dichiarati colpevoli, alcuni dei quali collaboratori importanti di Trump. Si attendono condanne per alcuni di questi e altri capi di accusa a individui vicini al presidente sono imminenti. Inoltre due dozzine di cittadini russi sono stati incriminati anche se Vladimir Putin non li consegnerà alla giustizia americana. Fino al momento, però, il sistema giudiziario sembra tenere nonostante i tentativi di Trump di farlo saltare.
La nomina di Whitaker è un tentativo del presidente per controllare la giustizia e soddisfare i suoi bisogni invece di permettere al proceso di seguire il suo percorso naturale. Riflette in effetti la visione del 45esimo presidente che crede di avere poteri assoluti che gli permettono persino di criticare i giudici le cui decisioni gli sono sgradevoli. Lo ha fatto con la recente decisione di un giudice su una nuova applicazione della legge sulle richieste di asilo dei migranti. Trump ha etichettato la decisione come fatta da “un giudice di Obama”. Il presidente della Corte Suprema, John Roberts, nominato da George Bush figlio nel 2005, in un rarissimo intervento, ha rilasciato una dichiarazione per la giornata di Thanksgiving alla Associated Press, dicendo che tutti dobbiamo essere “grati per l’indipendenza del sistema giudiziario”. Roberts ha aggiunto che in America non esistono “giudici di Obama, giudici di Trump, giudici di Clinton o giudici di Bush”. Trump la vede diversamente e ha criticato Roberts in un recentissimo tweet sostenendo che “i giudici di Obama” esistono. Ci ricorda gli allenatori che se la prendono con l’arbitro per la sconfitta della loro squadra. Qui però si tratta della democrazia del Paese più importante al mondo e non di una partita di calcio. Nella sua conferma a giudice della Corte Suprema Roberts aveva detto che i giudici devono arbitrare obiettivamente. Whitaker non è giudice ma ha già dimostrato di garantire fedeltà al suo capo e non obiettività al popolo americano.