Martedì scorso, all’ennesima udienza fissata per la decisione sull’ammissibilità dell’azione di classe nei confronti di Publiacqua promosso da un gruppo di cittadini fiorentini, il Collegio del Tribunale di Firenze ha nuovamente disposto un rinvio, al 12 novembre prossimo.Publiacqua nell’udienza ha parlato di “cessazione della materia del contendere” in quanto l’Autorità nazionale avrebbe “fissato i criteri per la determinazione delle somme indebitamente percepite a titolo di remunerazione sul capitale investito (abrogato dal referendum del 2011), nei limiti del periodo ricompreso tra il 21 luglio e il 31 dicembre del 2011”. Dopo una difesa processuale fino ad oggi tendente a rifiutare decisamente che vi fosse l’obbligo di restituzione delle somme indebitamente percepite, Publiacqua ha quindi ammesso che ai cittadini è stato negato il diritto di non pagare la parte delle bollette abrogata dal referendum (e si tratta di diversi milioni di euro, complessivamente, andati ad aumentare gli altissimi utili poi distribuiti ai soci). Ci voleva un’aula di tribunale per sentire affermare una verità che a livello politico da oltre due anni i nostri amministratori non hanno l’onestà di ammettere.
Relativamente al periodo successivo, invece, Publiacqua sostiene che il metodo tariffario transitorio indicato dall’Autorità nazionale per il periodo 2012/2013 non contenga più la suddetta voce di calcolo oggetto del quesito referendario abrogativo del 2011 e che dunque detto periodo non può essere oggetto della materia del contendere. Su tale tariffa tuttavia pende un ricorso del Forum italiano dei movimenti per l’acqua per palese non rispetto del risultato referendario del 2011, il cui giudizio è previsto per il prossimo gennaio, in quanto la remunerazione del capitale investito viene reintrodotta surrettiziamente sotto altre vesti.
E’ bene ricordare che a distanza di più di un anno dalla proposizione dell’azione di classe non si sia provveduto ancora a decidere sull’ammissibilità della procedura e ciò nonostante vi fossero delibere dell’Autorità nazionale e sentenze dei tribunali amministrativi che chiaramente ed espressamente ne ammettevano la fondatezza del riconosciuto e pacifico obbligo di restituzione a cui i gestori erano tenuti, quanto meno per il periodo riguardante il 2011.
Per quanto ci riguarda, il comitato fiorentino del Forum dei Movimenti per l’Acqua continuerà ad accusare chi si ostina a trovare ogni tipo di appiglio per non riconoscere il risultato di un referendum votato da 27 milioni di persone che ha eliminato il profitto dalla gestione del servizio idrico.
Si scrive acqua, si legge democrazia.
Comitato di Firenze del Forum dei movimenti per l’acqua