Record nei fondi stanziati per lo sminamento a livello globale, oltre 673 milioni lo scorso anno: a certificarlo è il Landmine Monitor 2018, rapporto presentato oggi a Ginevra che conferma però la necessità di un impegno maggiore, in particolare nell’assistenza alle vittime.
Secondo lo studio, realizzato dall’International Campaign to Ban Landimines (Icbl), rete insignita del premio Nobel per la
pace nel 1997, su base annua si è registrato un incremento nelle risorse messe a disposizione di circa 200 milioni. Più o meno l’80 per cento dei fondi e’ stato erogato da Stati Uniti, Germania, Ue, Norvegia e Giappone. A rafforzare gli impegni sono però anche altri Paesi, come la Mauritania, che ha ultimato le sue operazioni di bonifica “contribuendo al raggiungimento dell’obiettivo di un mondo libero dalle mine antipersona entro il 2025”. Da segnalare poi l’adesione di Sri Lanka e Palestina al Trattato di Ottawa per la messa al bando di questo tipo di
ordigni.
Secondo lo studio, il numero degli incidenti resta però elevato, a causa di conflitti in Paesi come Afghanistan e Siria
ma anche per l’azione dalla Colombia alla Thailandia di gruppi armati “non statali”. E nella maggior parte dei casi, circa l’87 per cento, le vittime sono civili.