Eleggere Stefania Pucciarelli, senatrice ligure del Carroccio, a presidente della Commissione dei diritti umani al posto di Luigi Manconi – che si è speso su Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi, Giulio Regeni e la legge sulla tortura – significa cancellare la commissione stessa e il senso della sua esistenza.
Preferita a Emma Bonino, che avrebbe rappresentato un’idea più attinente ai diritti umani, Pucciarelli è famosa non per le sue battaglie civili ma per frasi razziste e un like a un post in cui si parlava di case popolari e di “certe persone che andrebbero eliminate dalle graduatorie, dal tenore di vita che hanno” e in cui si chiedevano addirittura forni crematori. Un click che costò alla senatrice una querela, tanto che il 3 ottobre di quest’anno si è dovuta ripresentare al tribunale della Spezia per quel post scritto da Davide Tampone, su cui la responsabile del comitato immigrati della Liguria, Aleksandra Matikj, aveva chiesto “un po’ di rispetto”. Pucciarelli aveva anche detto di aver ricevuto “molte telefonate di solidarietà e di trovarsi costretta a precisare di non essere sotto processo” e che su quel “like, subito tolto, a un commento razzista che non avevo letto, la Procura aveva chiesto l’archiviazione del procedimento”, anche se poi la denunciante si è opposta all’archiviazione”, precisando poi che chiunque avrebbe usato “questa notizia in modo inesatto, per sostenere che sono sotto processo per razzismo sappia”, sarebbe stato “querelato”.
Pucciarelli però è anche la leghista che voleva far chiudere il Festival della Mente di Sarzana ritenuto “troppo di centrosinistra”, su cui aveva detto: “o cambia radicalmente struttura, oppure va chiuso”. Ed è famosa per frasi come “le ruspe nei campi rom sono da sempre una battaglia della Lega”. Portatrice di una politica non certo tenera nei confronti dei migranti e dei diritti, che invece sono tema anche della commissione che la senatrice va a presiedere, è stata eletta anche grazie ai voti dei 5stelle e di lei i suoi amici dicono abbia “uno spiccato senso di responsabilità” e una “comprovata esperienza politica” per cui “saprà attendere ai compiti cui è chiamata dedicandosi con imparzialità”, tanto che la prima battaglia che ha già preannunciato è quella contro il genocidio dei cristiani e sul caso di Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte nel 2010 per blasfemia e assolta recentemente dalla Corte Suprema in Pakistan ma ancora trattenuta nel paese.
Altrettanto sconcertante però è stata, sempre ieri, la nomina del senatore Pillon a vice presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, presieduta ora dalla forzista Licia Ronzulli, braccio destro di Berlusconi. A gridare vendetta già dalle prime ore dopo la sua elezione è tutta quella società civile che da mesi si oppone al disegno di legge 735 sull’affido condiviso portato dal senatore leghista in commissione giustizia, e che sabato scorso è scesa in piazza con migliaia di uomini e donne che in 60 città italiane hanno spiegato il loro No a questo ddl.
Su facebook il senatore ringrazia tutti dicendo che il suo “impegno pubblico, il lavoro politico e la mia esperienza di padre e di avvocato minorile sarà ancor più al servizio dei diritti di bambini e bambine, ragazzi e ragazze”, frasi da brivido per chi ha letto attentamente la sua proposta sulla riforma del diritto di famiglia in cui spezza la vita dei bambini in due, togliendo loro la casa, il mantenimento, e costringendoli a vivere con la valigia in mano. Un ddl che espone i bambini, come fa nell’articolo 11 e 12, alla frequentazione di un genitore violento e usando la pseudo teoria dell’alienazione parentale (art. 17 e 18), formulata da uno psichiatra con idee apertamente pedofile, per togliere al genitore accudente un figlio che rifiuta l’altro genitore, di solito abusante o maltrattante, senza richiedere neanche un minimo di indagine in quanto criterio diagnostico di per sé.
Una proposta, quella di Pillon, in cui i bambini sono invisibili e in cui la violenza domestica a cui verrebbero esposti, viene minimizzata perché, secondo Pillon, la vera violenza sarebbe quella dell’alienazione e non i maltrattamenti e gli abusi che invece, sempre per Pillon, per la maggior parte sarebbero false accuse: teorie non supportate da nessun dato e da nessuna ricerca seria in proposito, ma assolutamente pericolose.
Forse meno eclatante ma sicuramente non meno grave della nomina di Pucciarelli, il fatto di far entrare Pillon in una commissione sull’infanzia dopo il plateale fallimento della sua proposta su cui tutti, compreso anche il governo e il vicepremier Di Maio, si sono pronunciati a sfavore. Infine non poco inquietante anche la chiusura del post di ringraziamento del sentore leghista su FB, dove scrive: “Sarebbe bello che questo governo, questa legislatura riuscissero a invertire il trend e a far uscire il nostro paese dall’inverno demografico, garantendo a tutti i minori non solo il latte nei biberon ma anche il diritto di veder realizzate le loro aspirazioni e inclinazioni naturali crescendo sereni con il sostegno di Mamma e Papà”. Certo, non con i contenuti del suo disegno di legge.