Finché la repressione non sarà cessata e il Consiglio Supremo delle Forze Armate non avrà ceduto il potere ai civili e messo fine alla sua gestione arbitraria del potere, la Banca di sviluppo dell’Unione europea non deve aver nessun tipo di coinvolgimento nel Paese nordafricano.
Nonostante i ripetuti inviti della società civile internazionale, tra cui quelli rivolti anche da CRBM (Campagna per la riforma della Banca Mondiale), la Banca europea per gli investimenti si è affrettata a iniziare una stretta collaborazione con il governo provvisorio sostenuto dal Consiglio Supremo delle Forze Armate. Un esecutivo che, val la pena ricordare, non era stato eletto in maniera democratica dalla popolazione. In questo modo la Banca ha sostenuto un’istituzione che si è macchiata di crimini definiti in alcuni casi addirittura peggiori di quelli perpetrati nei decenni di presidenza di Hosni Mubarak.
“L’Unione Europea all’indomani della primavera araba invece di preoccuparsi di monitorare 10 miliardi di euro con cui ha sostenuto i regimi di Mubarak e Ben Ali si è affrettata a stanziare 7 miliardi di Euro in tre anni per prestiti ad opera della BEI e della BERS. Mentre le istanze democratiche a Piazza Tahrir vengono represse con la violenza da una giunta militare illegittima, la BEI sta valutando prestiti all’Egitto per 680 milioni di euro. Il vero obiettivo delle banche europee è, qualunque sia il governo in carica, assicurarsi nuovi mercati sulle sponde nel Nord-Africa. Nulla a che vedere con il sbandierato sostegno alla transizione democratica, è solo pura retorica di propaganda” ha commentato Caterina Amicucci della CRBM.