Se in Italia si è fermi al reclamare il semplice “Reddito di Cittadinanza”, in Spagna ci si è portati avanti! Esiste un gruppo, l’HRBU (“Humanistas por la Renta Basica Universal”), che chiede non un Reddito, ma una Rendita e, soprattutto, che sia incondizionata. Non sia connessa, cioè, ad un impegno, una condizione.
A Madrid, nell’ambito dei seminari del “Forum mondiale sulle violenze urbane e per l’educazione alla convivenza e alla pace”, ho assistito ad un loro incontro.
Il titolo dell’incontro già diceva tutto: ″Rendita di Base Universale, uno strumento efficace contro la violenza economica e l’aporofobia”.
Il seminario vero e proprio è stato brevissimo; gli umanisti si sono limitati a a rispondere ad una domanda. «Cosa è la Rendita di Base Universale? Un’assegnazione monetaria a ogni persona che si caratterizza dall’essere:
- “individuale” (spetta, ed è corrisposta, ad ogni singola persona);
- “incondizionata”, poiché non esiste alcun requisito per riceverla;
- “sufficiente”, tale da coprire le necessità fondamentali (alloggio, alimentazione, vestiario, trasporto, bollette elettriche, del riscaldamento e della comunicazione) e pari quindi a raggiungere la rendita minima per non essere considerati poveri (in Spagna, secondo EuroStat, 645,33 euro al mese);
- “Universale”, perché appunto spetta a tutti, ricchi e poveri, bianchi e neri, cristiani e musulmani».
«Tutte le altre proposte di cui si sente parlare, pure con nomi simili, – hanno insistito – non solo Rendita di Base Universale».
«Tutti gli esseri umani – hanno concluso – hanno diritto a un’esistenza degna».
Dopo di che hanno posto loro tre domande al pubblico presente e chiesto di riunirsi in gruppi di quattro e proporre delle risposte di gruppo.
Lo domande erano: «In che condizioni desideri vivere? Come sarebbe la tua vita se godessi di una RBUI (Rendita di Base)? Come sarebbe la società con una Rendita di Base».
I partecipanti hanno risposto: «Si sentirebbero più sicuri, con maggiore fiducia, più tranquilli, felici, padroni del proprio progetto di vita che potrebbero dedicare ad una attività lavorativa meno alienante e più appagante o al volontariato, o a qualcosa di creativo». «La società sarebbe più collaborativa, armonica, invertirebbe la scala dei valori, sarebbe meno competitiva, e meno conflittuale, aumenterebbero i rapporti interpersonali, in definitiva la società sarebbe più ricca».
Gli organizzatori sono apparsi soddisfatti; non avevano nulla da spiegare. L’utilità della rendita di Base Universale l’aveva ben compresa il pubblico da solo.
Si sono limitati a ringraziarci e distribuire un volantino dove si aggiungevano i vantaggi per le comunità che soffrono maggiormente la crisi: i giovani, le donne, gli anziani, gli immigrati. In particolare valorizzerebbe il lavoro attualmente non remunerato ma fondamentale per la sopravvivenza della società (lavoro domestico, assistenziale, volontariato).
Nel volantino, ancora, si spiegava come questa Rendita Universale potesse essere finanziata. Per gli umanisti spagnoli, dopo un’attento studio che ha comportato una simulazione sull’IRPEF 2014, è sufficiente una riforma dell’IRPEF che preveda una percentuale unica di ritenute per tutti (Flat Tax) e una Rendita di Base Universale per tutti.
Per gli umanisti non c’è tempo da perdere: la tecnologia sta provocando una sempre maggiore automazione del lavoro, che permetterà di produrre lo stesso in meno tempo e con meno interventi umani, aumentando la disoccupazione.