Quando mancano ormai solo 100 giorni all’inizio dei Giochi Olimpici invernali a Sochi, il presidente russo Vladimir Putin e il presidente del CIO Thomas Bach si sono dati appuntamento per mercoledì 30 ottobre per dare insieme il via alla fase finale dei preparativi del grande evento sportivo. Secondo l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) in realtà c’è poco da festeggiare. Da mesi le autorità russe controllano e censurano il lavoro dei giornalisti e sono previste misure di sicurezza e di sorveglianza degli atleti pari alle misure in vigore in Cecenia e in Daghestan, con pesanti limitazioni per la popolazione civile. Per Putin i giochi olimpici saranno semplicemente una dimostrazione del suo potere che poco hanno a che vedere con lo sport e lo spirito olimpico e, secondo l’APM, serviranno come propaganda e ad occultare la repressione di Putin.
In molti tra la popolazione civile del Caucaso del nord temono un intensificarsi della repressione con l’avvicinarsi delle Olimpiadi mentre il Comitato internazionale olimpico continua a rifiutare una chiara presa di posizione a favore del rispetto dei diritti umani. Così, commenta Sarah Reinke, referente dell’APM per i paesi CSI, i Giochi olimpici di Sochi, proprio come quelli svolti a Pechino nel 2008, rischiano di diventare utili solo al sistema repressivo ma non portare nulla alla popolazione locale.
L’APM ha chiesto più volte al CIO di prendere atto delle gravi implicazioni legate a Sochi come luogo dei giochi olimpici. Queste riguardano sia le violazioni dei diritti umani ma sono anche storiche. Nel 19. secolo Sochi è stata luogo della sanguinosa battaglia dei Circassi contro il dominio russo. Perse le guerre, i Circassi hanno subíto massacri e deportazioni. Oggi i discendenti dei sopravvissuti vivono sparsi nel mondo. I crimini di allora vengono tuttora taciuti tant’è che per i Circassi lo svolgimento dei Giochi Olimpici a Sochi costituisce una provocazione e la denigrazione della loro storia e cultura. Le autorità russe finora hanno ignorato le richieste circasse di onorare le vittime della storia coloniale russa e hanno anzi tentato di intimidire e reprimere le voci degli attivitsti circassi.
Secondo il rapporto del 6 settembre 2013 dell’International Crisis Group, il Caucaso del Nord è la regione con il più alto potenziale di violenza. Solo nel 2012 ci sono state 1.225 persone vittime di violenze. Lo stesso Consiglio Europeo ha ripetutamente criticato le torture, gli omicidi, la sparizione di persone, gli arresti arbitrari, la violenza contro le donne e altre violazioni dei diritti umani commesse nella regione.