Da KIEV – A più di trent’anni dal disastro nucleare che ha reso la regione di Chernobyl famosa (purtroppo) in tutto il mondo, lo scorso 5 ottobre è stato inaugurato ufficialmente il nuovo impianto elettrico funzionante esclusivamente ad energia solare della zona di esclusione. La cerimonia è avvenuta in presenza dei rappresentanti della società energetica di Amburgo, Enerparc AG, uno dei principali investitori del progetto insieme all’azienda ucraina “Rodina”.
Chernobyl parla rinnovabile
Dal 2000, anno in cui la centrale nucleare ha arrestato definitivamente i suoi reattori, è la prima volta che si produce energia nell’area contaminata intorno a Chernobyl; e non un’energia qualunque, ma un’energia rinnovabile che contribuirà a soddisfare la richiesta energetica locale in modo naturale e senza rischi per l’uomo e l’ambiente circostante. I 3.800 pannelli fotovoltaici che spuntano nella zona della centrale nucleare ormai spenta e aperta solo per controlli di manutenzione o fini turistici (East Journal ne ha parlato qui), regaleranno una nuova prospettiva di vita per l’intera regione.
La nuova area ad energia rinnovabile, completata nel dicembre 2017 con pannelli solari in funzione ‘pilota’ da luglio, si trova a una distanza di circa 100 metri dal nuovo sarcofago che ricopre il noto reattore n° 4 esploso nell’aprile del 1986 in seguito alla catastrofe nucleare. Dotato di una capacità di 1 megawatt sufficiente ad alimentare un villaggio di medie dimensioni (circa 2000 famiglie) l’impianto potrà in futuro essere potenziato fino a raggiungere i 100MW. Per ora, i tecnici non vogliono sovraccaricare la potenza in quanto la zona è ancora esposta a radiazioni, sebbene con l’installazione del sarcofago attuale si sia registrato un ribasso del 90%. La zona di esclusione non è abitabile e non lo sarà a lungo, ma se questi migliaia di ettari di terra completamente abbandonati non sono usufruibili per l’agricoltura, lo sono per ospitare migliaia di pannelli solari, installabili tuttavia non direttamente sul terreno ma su una base di cemento.
Un nuovo impianto, quindi, costato circa 1 milione di euro, ma di cui Kiev può andar fiera: “Non è solo un altro impianto solare, ma è l’unico che si trova a 100 metri dal reattore nucleare esploso nel 1986. È davvero difficile sottovalutare la simbologia di questo progetto”, ha riferito ai giornalisti Evhen Variagin, direttore esecutivo della nuova società ucraino-tedesca Solar Chernobyl (data dalla fusione tra Enerparc AG e Rodina) che ha vinto la gara d’appalto nel 2015.
Oliver Herzog, direttore esecutivo di Enerparc AG, concorda con il partner ed esprime chiaramente il piacere di partecipare alla realizzazione di questo progetto molto specifico per l’azienda tedesca che si allontana dalla strategia abituale e punta su un investimento a lungo termine, offrendo non solamente un supporto tecnico ma anche un’assistenza finanziaria. Oggi gli investitori premono per assicurarsi le tariffe favorevoli proposte dal governo ucraino in materia di energia sostenibile (feed-in-tariff) e l’affitto 4-5 volte più conveniente dei terreni adibiti a questo proposito (almeno fino all’eventuale rialzo previsto per luglio 2019). Per questo motivo, questo particolare segmento del settore energetico risulta attualmente attraente da un punto di vista economico e molti investitori prevedono di acquistare ulteriori progetti di centrali elettriche solari e cogliere l’occasione al balzo.
Una diversificazione necessaria
Kiev sta considerando la possibilità di costruire ulteriori centrali ad energia solare ed eoliche nella zona di esclusione e non soltanto per sfruttare quest’area abbandonata e distrutta dalle radiazioni, bensì anche per diversificare la produzione elettrica ed energetica del paese. A riguardo, Evhen Variagin ha ribadito la volontà di aprire una fondazione di beneficenza, la Green Chernobyl (Fond Zelenyj Chernobyl), il cui scopo sarebbe sostenere e sviluppare il concetto di sensibilizzazione all’energia rinnovabile in bambini e studenti dell’Ucraina, nonché promuovere iniziative di energia verde a favore della società nella zona di Chernobyl e Kiev. La fondazione sarà finanziata dai profitti della centrale solare attuale, che verranno generati dopo il ritorno dell’investimento iniziale, nonché attraverso altre donazioni.
Il presidente dell’associazione ucraina per le energie rinnovabili Oleksyi Oržel’ sottolinea come l’energia solare sia attualmente un’attività estremamente interessante in Ucraina, paese che punta a nuove forme di energia rinnovabile e non nocive. Tuttavia, egli stesso ammette che, nonostante le dichiarazioni degli investitori di lavorare nella zona di Chernobyl, la costruzione di centrali solari non è così redditizia per gli affari come appare: a causa delle radiazioni i pannelli non possono essere costruiti direttamente sul suolo, ma solo su pavimentazioni in cemento armato, e quindi il budget di base tende a salire. Inoltre bisogna anche tener conto di tutte le sfumature legislative non ancora completamente definite per la zona di esclusione, di cui tuttavia lo stato ucraino si sta occupando con zelo. A tal proposito, lo stesso Oržel’ suppone che il progetto del governo sulla commercializzazione della zona di Chernobyl sia più mirato all’immagine che ad una reale “politica verde”.