Si terrà il prossimo 23 e 24 novembre a Ginevra la Conferenza internazionale di pace sulla Siria. Lo ha annunciato il vice premier di Damasco, Qadri Jamil, durante una visita a Mosca.
Nonostante l’annuncio, atteso da giorni e arrivato in seguito ad una delicata opera diplomatica, sulla reale portata dell’incontro pesano le incertezze derivanti dalle dichiarazioni delle parti in causa. L’opposizione in particolare, non ha ancora dato il suo assenso e il Consiglio nazionale siriano, movimento principale all’interno della più ampia Coalizione omonima ha annunciato che non intende parteciparvi. Molti combattenti ribelli nel paese rifiutano categoricamente di poter negoziare con il regime del presidente Bashar al Assad, il cui governo a sua volta, rifiuta di impegnarsi in colloqui con l’opposizione armata.
Sul terreno intanto l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Oiac) ha già controllato la metà dei siti di stoccaggio delle armi chimiche parte dell’arsenale di Damasco e distrutto materiale per la produzione degli armamenti proibiti in sei di questi.
L’Organizzazione, a cui la scorsa settimana è stato assegnato il Nobel per la pace, ha inoltre sorvegliato la distruzione di munizioni per armi chimiche non caricate, riducendo ulteriormente l’abilità del regime del presidente Assad di usare gas nervini nella guerra civile in corso.
La situazione nel paese, intanto rimane tesa e un gruppo di ribelli ha sferrato un attacco alla prigione centrale di Aleppo, scatenando scontri con le forze del regime che gestiscono il penitenziario. Lo riferisce l’Osservatorio siriano dei diritti dell’uomo (Osdh) sottolineando che l’assalto è stato condotto, in particolare, da membri di gruppi jihadisti.