Dopo un dibattito durato 16 ore, il Senato argentino ha respinto la legalizzazione dell’aborto con 38 voti contro 31, 2 astenuti e un assente. Il tema non potrà essere affrontato nuovamente nell’anno in corso. A opporsi alla legge, che prevedeva l’obiezione di coscienza per i medici e la possibilità di interrompere le gravidanze legalmente entro la dodicesima settimana, sono stati voti di di Cambiemos, la formazione del presidente Macri, e del Pj Federal, il partito giustizialista. Ha votato no anche un’esponente della sinistra kirchnerista, Silvina García Larraburu.
Durante il voto, migliaia di persone sono scese in piazza, sotto la pioggia di Buenos Aires e in molte altre città, per manifestare sia a favore che contro il disegno di legge.
La maggioranza dei 42 uomini che siedono nel Senato argentino ha votato no all’aborto, mentre tra le 30 donne i voti sono stati equamente divisi tra pro e contro.
“La strada ha già votato” è lo slogan diffuso sui social dalle attiviste per il diritto all’aborto. “Fa male, ma non è una sconfitta- commenta una di loro, Lucila Fernandez Diaz, su Twitter- La strada ha già votato, purtroppo i senatori ci faranno aspettare un altro anno. Lo sapevamo, ma questo non ha frenato la moltitudine che ha preso il freddo e la pioggia fino all’ultimo momento.”
“L’Argentina ha fatto la storia” scrivono su Facebook gli attivisti del movimento pro-life ‘Salvemos las dos vidas’ (Salviamo le due vite), che accusa la pressione della “grande finanza abortista” e celebra i “milioni di argentini che si sono battuti contro l’assassinio illegale di innocenti”.