A Riace sono riusciti a fare quello che in tanti diciamo di voler fare. “Noi lo diciamo, loro l’hano fatto”, ci dice in un’intervista video Ada Colau, la sindaca di Barcellona, accorsa nel piccolo borgo calabrese a sostenere lo sciopero della fame del sindaco Domenico Lucano, che protesta contro il blocco dei fondi Sprar da parte della Prefettura e del ministero degli interni.
“Qui si vede che l’accoglienza non è solo una questione morale, legale o di diritti umani, ma un’opportunità per tutti. Così, quando arrivi qui a Riace, ti chiedi chi è che sta salvando e chi viene invece salvato. Stiamo salvando i rifugiati o sono loro stanno salvando l’Europa? Riace stava perdendo la sua popolazione e oggi, grazie al coraggio e alla capacità di chi ha dato vita a un progetto esemplare, la gente è più felice, il paese è pieno di bambini e ha ricominciato a sorridere. Riace è il simbolo di un’Europa della speranza, spiega la prima cittadina della metropoli catalana. Sarà mica per questo che fa tanta paura al ministro Salvini e al governo italiano?
In questi giorni il piccolo borgo calabrese di Riace, famoso in tutto il mondo per il suo modello virtuoso di accoglienza diffusa dei migranti, è un crocevia di attivisti, giornalisti, personalità e curiosi.
Oltre a celebrare dal 2 al 5 agosto la manifestazione Riaceinfestival, il sindaco Domenico Lucano ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro il blocco dei fondi SPRAR da parte della Prefettura e del Ministero degli interni. Da mesi al Comune non vengono pagati i saldi dei programmi già svolti e per il momento non è confermato il finanziamento del 2018 dal quale dipendono 150 migranti ed il lavoro di diversi operatori sociali. Versamenti che sono stati regolarmente effettuati ai paesi limitrofi della Locride che gestiscono altre strutture di accoglienza.
In una conferenza stampa congiunta,il presidente della Regione Mario Oliverio e Domenico Lucano hanno denunciato l’esistenza di un chiaro disegno politico per chiudere l’esperienza Riace. I problemi sono iniziati con un’ispezione inviata dalla prefettura che ha prodotto un infondato verbale che giudica inadeguate le condizioni di vita dei migranti.
Il verbale non solo è in contraddizione con la precedente ispezione della stessa prefettura che aveva lodato il modello Riace, ma soprattutto con la realtà. Le porte del paese sono aperte a tutti ed è sufficiente trascorrervi poche ore per rendersi conto di come vivono i migranti e dell’aria che si respira in un luogo che solo pochi anni fa stava morendo di spopolamento.
La sezione di Catanzaro di Magistratura Democratica ha prodotto una contro inchiesta, una sorta di video-verbale indipendente che sarà presto reso pubblico e che smonta interamente i rilievi di merito della prefettura. Fra questi vi è anche la contestazione dell’uso dei cosiddetti “bonus”, la moneta locale inventata da Lucano per rendere indipendenti i migranti negli acquisti dei beni di prima necessità. Una pratica virtuosa che dovrebbe essere un modello per tutti, perché oltre a favorire l’autonomia degli ospiti evita la gestione centralizzata di grandi acquisti, ovvero quella parte della filiera economica dell’accoglienza dove si annidano corruzione, collusione e infiltrazioni della criminalità organizzata.
“La nostra opinione è che le osservazioni critiche che a questo progetto vengono fatte siano di minimo rilievo. Sono osservazioni di carattere procedurale e formale, che esistono, ma che non hanno nulla a che vedere con la qualità del servizio”, spiega Gianfranco Schiavone, vice presidente dell’ASGI, dopo aver studiato tutte le carte “Certo, una qualità del progetto che è andata diminuendo nell’ultimo anno e mezzo per carenza di fondi. Non si possono erogare servizi se non ci sono i soldi. Anche io ci vedo un disegno di chiusura che va avanti da tempo“.
Ma perché Riace fa tanta paura?
“Perché dimostra che è possibile. Hanno anche impedito la messa in onda sulla RAI del film girato qui a Riace. Perché?”, si chiede il sindaco Lucano, che aggiunge: “La ragione è che 7-8 milioni di persone avrebbero visto che a Riace è possibile. E’ possibile in una delle zone più depresse d’Italia, dove l’accoglienza non si limita ad una dimensione etica ed umana, ma diventa anche la soluzione al problema dello spopolamento”.
Non è probabilmente una casualità che i problemi di Riace e del suo sindaco siano iniziati quando l’attenzione mediatica nazionale e internazionale sul piccolo borgo ha iniziato a crescere. Riace è infatti la testimonianza viva in grado di neutralizzare in maniera diretta e concreta la violenta propaganda d’odio governativa.
La solidarietà al sindaco Lucano è arrivata da tutta Italia e la Rete dei Comuni Solidali ha avviato una raccolta popolare di solidarietà. “La Rete dei Comuni Solidali (RECOSOL), in accordo con le associazioni presenti durante il Riaceinfestival, avvia una raccolta popolare di solidarietà finalizzata a permettere al progetto di Riace di superare questa fase estremamente critica. Fase legata a ingiustificabili ritardi anche voluti da una politica ostile che vuole costringere alla chiusura un progetto di accoglienza divenuto noto in tutta Europa e che ha permesso di invertire il declino sociale, economico e demografico di una delle aree più difficili d’Italia, un’area caratterizzata da profonde infiltrazioni della criminalità organizzata. Riace rappresenta un modello di accoglienza e di legalità per tutti “, si legge nel comunicato della rete che lancia l’iniziativa.
Presenti a Riace anche padre Alex Zanotelli, Luigi De Magistris e la sindaca di Barcellona Ada Colau, che ha scelto di fare dell’accoglienza e della lotta al discorso d’odio un punto cardine della politica metropolitana.
Caterina Amicucci
Per partecipare alla raccolta fondi con una una donazione unica o periodica (la campagna rimarrà attiva fino a dicembre 2018): RECOSOL, IBAN: IT92R0501801000000000179515, causale Riace